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Dipendenza da antidepressivi
Disturbi sessuali da antidepressivi
Dipendenza da benzodiazepine
Trittico
Anafranil
Deniban (Amisulpiride)
Abilify (Aripiprazolo)
Biografia
Sono nato nel 1967 a Venezia, città in cui tuttora vivo e lavoro.
Mi sono laureato in medicina e chirurgia a Padova, dove ho successivamente conseguito il titolo di psicoterapeuta cognitivo-comportamentale presso la Scuola ITCC: ho scelto l’indirizzo cognitivo-comportamentale perché risulta a tutt’oggi quello più supportato scientificamente e in grado di fornire i migliori risultati.
Svolgo la mia attività professionale presso l’Ospedale di Neuroriabilitazione San Camillo del Lido di Venezia e presso gli studi privati di Venezia e Mestre.
Collaboro da anni col FeDerSerD nell’ambito dei servizi territoriali che si occupano di Dipendenze, in particolare quella legata al gioco d’azzardo (www.giocaresponsabile.it); ho scritto tre libri: “Farmaci antidepressivi: effetti collaterali”, “Tranquillanti, come liberarsene”, “Quarant’anni di riflessioni”; scrivo articoli per i periodici: “La Voce di Venezia” e per il “Messaggio, news magazine della Misericordia di Venezia”; tengo infine lezioni presso l’Università del Tempo Libero di Mestre e conferenze presso il Club per l’UNESCO di Venezia.
In Evidenza
Litio e depressione cronica recidivante
/13 Commenti/in In Evidenza, Psicofarmaci, Tutti gli art.Il Litio, terzo elemento della tavola periodica, è una sostanza naturale molto semplice che in natura si trova sotto forma di sale aggregato in pietre e rocce (líthos=pietra); le piogge poi dilavano le rocce quindi il litio è presente nell’acqua potabile, viene assorbito dalle piante, assunto dagli animali e dall’uomo che in una dieta media assorbe circa 1 mg al giorno di litio elementare; una piccola dose ma indispensabile per la salute psicofisica: studi di geologia su amplissimi campioni di popolazione hanno evidenziato che ove nell’acqua potabile c’è una dose maggiore di litio, vi sono meno depressioni, demenze, suicidi, la vita è più lunga tant’è che qualcuno ha proposto di aggiungerne una micro dose nell’acqua potabile come già si fa col fluoro contro la carie dentaria o con lo jodio nel sale alimentare per la prevenzione dell’ipotiroidismo.
Comunemente le persone e anche molti medici, ancora associano il litio solo alla psicosi maniaco depressiva, la forma più grave del disturbo bipolare (disturbo nel quale si alternano o si sovrappongono sovraeccitamento e depressione) in cui la tossicità del farmaco è tristemente accettata data la gravità della patologia da curare; in realtà oggi il litio viene usato con successo anche a dosaggi bassi e non patogeni per patologie psichiatriche di minore gravità come la depressione cronica ricorrente (molto comune tra gli utilizzatori di antidepressvi), il temperamento ciclotimico (lieve bipolarità costituzionale), il temperamento ipertimico (lieve maniacalità costituzionale), prevenzione e stabilizzazione del decadimento cognitivo.
Il litio ha cominciato la sua carriera alla fine degli anni ’40 del 1900, epoca in cui esistevano ancora i manicomi e venivano curate solo le malattie mentali gravi mentre quelle lievi non venivano nemmeno prese in considerazione: la prima somministrazione di Litio infatti venne fatta dallo psichiatra australiano John Cade su pazienti maniacali ricoverati in manicomio. Da allora (e fin quasi ai giorni nostri) il litio è stato dunque utilizzato solo nelle forme più gravi di disturbo bipolare, di depressione e di mania e sempre a dosaggio mediamente utile per tali gravi patologie (litiemia tra 0,6 e 1.0 mmol/L di sangue), dose pericolosamente vicina alla tossicità. Lo stereotipo ancora rimasto è: sì al litio per i gravi disturbi dell’umore ma, essendo molto tossico, va fatto un bilancio tra i vantaggi per la mente e i danni per il corpo.
Quali danni per il corpo? Se si supera la concentrazione nel sangue di 1,0 mmol/L la tossicità è immediata soprattutto a danno dei reni mentre se anche mantieni un dosaggio interno al range, comunque rischi di andare incontro negli anni ad un danno cumulativo a reni e tiroide.
Oggi non è più così, la convinzione che il litio funzioni solo all’interno del range standard e quindi vada riservato alle gravi patologie non è più un’assioma: a bassi dosaggi atossici il litio stabilizza le forme lievi di oscillazione dell’umore, rinforza la terapia antidepressiva, previene il suicidio e la demenza.
Per quanto riguarda la depressione va osservato che il litio non è solo un farmaco sintomatico ma è curativo: mentre cioè i comuni antidepressivi agiscono solo innalzando il livello di uno o due neurotrasmettitori il che provoca presto abitudine e perdita di efficacia, il litio agisce in senso antidepressivo su molti bersagli molecolari del neurone trasformando gradualmente ma profondamente la micro-anatomia del cervello e dando una condizione di benessere simile a quella naturale. La mancata assuefazione al suo effetto e la sua capcità di prevenire o arrestare la demenza fanno pensare ad una azione antidepressiva secondaria al miglioramento della salute globale del cervello. Continua a leggere
Ai lettori del Sito
Probabilmente qualcuno di voi si domanderà cosa posso fare io di concreto per i miei lettori, al di là degli articoli che pubblico. Sono medico psicoterapeuta, di formazione cognitivo comportamentale ma cerco di trarre il meglio da ogni tipo di psicoterapia; studio la psicofarmacologia per poter utilizzare gli psicofarmaci in modo razionale e scientifico, non secondo la moda del momento o secondo i consigli dei rappresentanti delle case produttrici, che ovviamente sono pilotati e distorti. Cerco di insegnare a chi mi segue, che gli psicofarmaci devono essere considerati come l’ultima spiaggia, dopo che tutti gli altri tentativi sono falliti e spesso aiuto le persone a sospenderli, cosa difficile che va fatta in modo ordinato e scientifico, conoscendo modalità e tempi per farlo. Talvolta, quando lo ritengo l’unica opzione possibile, io stesso prescrivo psicofarmaci e questo avviene quando il paziente è ormai troppo acuto per giovarsi delle parole oppure è in astinenza per precedenti cure psicofarmacologiche sospese in modo errato: in ogni caso comunque, la terapia psicofarmacologica deve essere assunta per il più breve tempo possibile, cercando di tenerne bassi i dosaggi. Ritengo che la vera terapia del disagio psichico sia la psicoterapia, una psicoterapia che insegni al paziente a capirsi e conoscersi, trovando un equilibrio che gli consenta di vivere bene secondo le proprie caratteristiche psicologiche e inclinazioni di carattere: ogni essere umano infatti possiede delle abilità straordinarie in qualcosa e i fallimenti spesso son dovuti al tentativo di fare cose per le quali non si è portati. Ritengo pertanto che gli psicofarmaci, pur indispensabili in certi casi, devano servire solo come aiuto temporaneo per smussare i momenti di acuzie del disagio psichico: mai come terapia unica e cronica bensì come salvataggio temporaneo in attesa che la psicoterapia faccia effetto.
A. Mercuri
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Oggi, gli antidepressivi, sono tra i farmaci più venduti al mondo mentre il loro uso dovrebbe essere limitato a pochi casi selezionati di depressione grave non trattabile con altre modalità. Questo non per questioni di etica ma soltanto perchè sono farmaci e come tali hanno effetti collaterali la cui gravità, nei casi di depressione lieve o moderata, può totalmente annullare gli incerti e scarsi vantaggi dell’assunzione.
Angelo Mercuri
Farmaci antidepressivi
Effetti collaterali

“Nave nel mare in tempesta”, Ivan Konstantinovic Ajvazovskij (1858)
Attenzione agli antidepressivi!
Ho scritto questo breve manuale, dopo aver constatato che i comuni tranquillanti, noti come Benzodiazepine e utilizzati in tutto il mondo per facilitare il sonno o stemperare l’ansia, stanno rovinando la vita di milioni di persone che hanno cominciato ad assumerli con la convinzione di migliorare la propria vita senza conseguenze ma ne sono diventati dipendenti. Anche l’uso sporadico comunque altera il comportamento e comporta un calo delle prestazioni cognitive e dell’umore.
Liberatevi dai tranquillanti!
(e ricominciate a vivere)
La maggior parte dell’infelicità d’oggi non è il risultato d’una malattia dell’individuo ma conseguenza d’uno stile di vita malato che progressivamente, dalla Rivoluzione Industriale ad oggi, si è discostato troppo e troppo velocemente da quello fisiologico che abbiamo condotto per centinaia di millenni.
Questo piccolo manuale è un invito a riflettere sulle insidie della vita moderna che minacciano la nostra salute mentale
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Un caso di gioco d’azzardo
Qui di seguito riporto un caso clinico emblematico da me trattato circa due anni fà.
A.: un caso di Gioco d'azzardo Patologico (in remissione)
PRESENTAZIONE DEL CASO
Alvise 55 anni laureato in biologia insegna in un liceo classico della sua città. E' figlio unico, ha perso il padre a 15 anni mentre l’anziana madre, molto benestante e tuttora vivente l'ha sempre sostenuto economicamente. Ha due figlie ( 37 e 25 anni) avute da due precedenti relazioni; attualmente convive con un'insegnante, sua coetanea. Ha deciso di intraprendere un percorso psicoterapico in seguito ad un lieve ictus ischemico avuto nel marzo 2011 che gli ha lasciato esiti modesti sul piano somatico ( lieve disartria e lieve deficit di forza all'emisoma destro) provocandogli però un grave abbassamento del tono dell'umore. Mi è stato inviato dal medico fisiatra che l'ha preso in cura per il percorso riabilitativo neuromotorio.

Gioco d’azzardo

Anoressia sessuale

Rimozioni dannose

Prevenzione delle malattie mentali

insonnia cronica

Terapie del disturbo ossessivo

Fuori dal gregge
Cari lettori, da oggi 21 luglio 2020 avremo un ospite con noi, il link al portale Jooble, uno dei portali più importanti al mondo per chi cerca lavoro: https://it.jooble.org/
Buona fortuna!
A. M.