Psicofarmaci
Body Building, Muscoli e Testosterone
/0 Commenti/in In Evidenza, Psicofarmaci, Tutti gli art.E’ cosa nota che chi prataica body building a livello agonistico, quasi sempre assume sostanze di vario tipo ma le principali sono il testosterone e i suoi derivati, raggruppati sotto la denominazione di androgeni anabolizzanti. Questo principalmente perché tali ormoni a dosi sovra-fisiologiche, provocano un notevole aumento di volume e di forza dei muscoli, ma non solo: enfatizzano tutte le caratteristiche tipicamente maschili (sia nell’uomo che nella donna), come l’atteggiamento dominante, aggressivo e competitivo, il tono dell’umore alto e un forte desiderio sessuale. Insomma, per i body builder professinisti, assumere testosterone oltre che essere utile professionalmente è anche piacevole nella vita di tutti i giorni.
Purtroppo assai spesso gli anabolizzanti girano nelle palestre di body building non solo tra i professionisti ma anche tra i dilettanti che non hanno alcuna intenzione di far gare ma soltanto di aumentare rapidamente la propria massa muscolare rinforzando pure virilità e umore. Addirittura, vi sono persone che assumono anabolizzanti pur senza fare sport ma solo per trasformare la massa grassa in massa magra.
Ma se le dosi sovra-fisiologiche di testosterone danno risultati rapidi e piacevoli perché non le assumono tutti i maschi? La risposta è molto semplice: perché le mega dosi di androgeni anabolizzanti che danno gli effetti su riportati sono molto dannose per la salute soprattutto negli anni.
Quali sono dunque tali effetti collaterali?
Prima di tutto, il testosterone esogeno e i suoi derivati bloccano la secrezione ipofisaria di LH e di FSH provocando infertilità e soppressione della produzione testicolare di testosterone; i testicoli, messi a riposo, diventano piccoli e improduttivi; se l’assunzione di testosterone è costannte e prolungata, non è detto che alla sospensione tutto torni come prima: l’asse ipotalamo-ipofisi-testicoli potrebbe risultarne permanentemente compromessa con la necessità di proseguire a vita una terapia sostitutiva con testosterone esogeno a basso dosaggio. Inoltre, l’assunzione di testosterone in epoca puberale può provocare statura più bassa da adulto perché accelera l’ossificazione delle cartilagini di accrescimento delle epifisi ossee.
La dose di testosterone necessaria in palestra è molto al disopra di quella fisiologica e non ha le naturali oscillazione a seconda delle esigenze, provocando:
- aumento di colesterolo LDL (colesterolo cattivo) e calo di HDL (colesterolo buono); aumento di trigliceridi; acne; iperglicemia con tendenza nel tempo all’instaurarsi di diabete da insulino-resistenza;
- aumentato rischio di trombosi anche per l’aumento spropositato di globuli rossi (ematocrito) e di fattori pro-coagulanti; aumentato rischio di emorragie subdurali da sforzo; danno cardiaco diretto sui miocardiociti e aumentato rischio di infarto da vasospasmo delle coronarie; possibili aritmie e spesso ipertensione;
- problemi epatici come ittero colestatico, aumento delle transaminasi, formazione di piccole sacche di sangue in seno al parenchima epatico con rischio di rottura ed emorragia (peliosi epatica); aumentato rischio di tumori epatici benigni (adenomi) e più raramente maligni (carcinomi) (I danni al fegato da anabolizzanti ora sono molto diminuiti perché provocati principalmente dall’assunzione di anabolizzanti orali, molto meno diffusi a partire dagli anni ’80).
- compromissione della funzionalità renale con predisposizione al tumore di Wilms;
- ingrossamento delle mammelle nel maschio (ginecomastia) provocato dalla conversione delle abbondanti dosi di testosterone in estrogeni da parte dell’enzima aromatasi.
- I muscoli diventano più forti e resistenti dei tendini predisponendo a stiramenti e rotture tendinee.
- Nelle donne, l’eccesso di testosterone provoca perdita di fertilità con mascolinizzazione dell’aspetto: ridotto volume delle mammelle, possibile crescita di peli corporei, perdita di capelli, acne, tono di voce maschile, aumentate dimensioni del clitoride con desiderio sessuale amplificato (da ricordare che il testosterone è l’ormone del piacere sessuale sia nell’uomo che nelle donna): attenzione perché questa virilizzazione può essere in parte irreversibile.
- Il testosterone in dosi sovra-fisiologiche provoca anche modificazioni psico-emotive e comportamentali: una condizione di baldanzosa aggressività con tono dell’umore un po’esaltato da vincente e il rischio aumentato di commettere prepotenze e violenze; le dosi alte di testosterone esogeno non possono però essere prese a lungo soprattutto quando cominciano ad evidenziarsi i primi danni al corpo e quindi vanno scalate e sospese con la comparsa di una condizione opposta a quella precedente (piacevolmente sopra le righe) con ansia, depressione, demotivazione, senso di debolezza e perdita di desiderio sessuale.
Non è la prima volta che mi contatta qualche giovane stranamente in stato depressivo che dopo un po’ confessa di aver abusato di anabolizzanti in palestra, poi sospesi con la comparsa di debolezza, impotenza, ansia e depressione. Ed è per questo che esorto tutti i giovani e giovanissimi a non cascare nella sciocca tentazione di vivere un giorno da leone per pagarlo poi con cento anni da pecora.
Bisogna inoltre essere molto cauti con gli integratori da palestra perché è stato visto che un 15% di tali prodotti sono contaminati durante il processo di produzione con androidi anabolizzanti (accidentalmente si spera…!) . I bei risultati ottenuti con tali integratori potrebbero dunque in parte essere dovuti ad ormoni anabolizzanti inconsapevolmente assunti. Continua a leggere
Il CBD (Cannabidiolo) come psicofarmaco
/0 Commenti/in In Evidenza, Psicofarmaci, Tutti gli art.Come ho già detto in precedenza, fumare spinelli ripetutamente e per periodi prolungati è un’abitudine deleteria per l’equilibrio psichico di una persona, tanto più se ciò avviene in età adolescenziale. (vedi: Cannabis & Schizofrenia)
Responsabile dei danni da Cannabis è uno dei due principali costituenti, denominato THC (tetraidrocannabinolo) che può provocare, in acuto, aumento dell’ansia fino al panico nonché psicosi; se assunto per lungo tempo poi, può dare depressione, psicosi cronica, disturbi cognitivi e disturbi delle funzioni frontali (demotivazione, mancanza di iniziativa, incapacità di definire, progettare e realizzare obiettivi adatti a sé). Notiamo anche però che il THC ha un’azione euforizzante e analgesica e per questi motivi viene assunto con gran frequenza nonostante la sua tossicità.
Il secondo più importante costituente della Cannabis è invece il CBD o cannabidiolo, una sostanza con effetti in gran parte opposti a quelli del THC e quindi potenzialmente in grado di svolgere un’azione lenitiva su vari disturbi psico-emotivi. Dico potenzialmente perché a tutt’oggi è sicuro che CBD mitighi gli effetti nocivi del THC mentre non sono pronti studi scientifici di alto valore che ne comprovino l’efficacia come psicofarmaco. Tuttavia, gli studi attualmente a disposizione e l’esperienza diretta delle persone, sembrano convergere tutti sull’utilità di CBD per lenire l’ansia, la tensione nervosa, e per migliorare l’umore.
A tali effetti positivi riportati, corrisponde in realtà un meccanismo d’azione che li giustifica, infatti il CBD:
- Rende il neurone meno eccitabile a) ostacolando il “ritorno a casa” del sodio all’interno del neurone e b) aumentando la concentrazione intracellulare di Calcio
- Stimola i recettori 1a della serotonina (5HT1a-R)
- Stimola i recettori Mu e Delta degli oppioidi endogeni
- Rallenta la degradazione di un endo-cannabinoide naturale chiamato Anandamide
- Fa aumentare la concentrazione extracellulare di ADP (impedendone la ricaptazione all’interno del neurone) provocando quindi sonnolenza. Il CBD in questo caso provoca conseguenze opposte a quelle della caffeina che invece è in grado di spiazzare l’ADP dal proprio recettore dando effetto stimolante.
Bisogna aggiungere, a supporto di una reale e robusta azione psico-neuro-farmacologica del CBD, il suo utilizzo ufficialmente approvato per tre rare forme di epilessia resistente ai comuni trattamenti antiepilettici.
In natura, il CBD da solo non si trova quindi tutti i preparati disponibili sono ottenuti o per sintesi chimica ex novo o per estrazione dalla pianta Cannabis Sativa. Come è noto, vi sono moltissimi diversi prodotti venduti senza necessità di ricetta medica che contengono CBD da solo o in associazione ad altre sostanze compreso ovviamente il THC. Esistono poi due farmaci veri e propri vendibili solo i farmacia che la contengono: l’Epidyolex che contiene solo CBD ed ha come unica indicazione ufficiale l’epilessia associata a tre rare malattie, e il Sativex, uno spray che si assorbe nella mucosa orale e rilascia sia CBD che THC in proporzioni simili ed è indicato ufficialmente solo per la spasticità associata alla sclerosi multipla.
Leggendo il foglietto illustrativo dei due prodotti redatto dall’AIFA, si nota come sia il CBD da solo (Epidyolex) che, a maggior ragione, l’associazione CBD + THC (Sativex) non sono esenti da effetti collaterali e potenziali rischi.
A. Mercuri
Litio e depressione cronica recidivante
/22 Commenti/in In Evidenza, Psicofarmaci, Tutti gli art.Il Litio, terzo elemento della tavola periodica, è una sostanza naturale molto semplice che in natura si trova sotto forma di sale aggregato in pietre e rocce (líthos=pietra); le piogge poi dilavano le rocce quindi il litio è presente nell’acqua potabile, viene assorbito dalle piante, assunto dagli animali e dall’uomo che in una dieta media assorbe circa 1 mg al giorno di litio elementare; una piccola dose ma indispensabile per la salute psicofisica: studi di geologia su amplissimi campioni di popolazione hanno evidenziato che ove nell’acqua potabile c’è una dose maggiore di litio, vi sono meno depressioni, demenze, suicidi, la vita è più lunga tant’è che qualcuno ha proposto di aggiungerne una micro dose nell’acqua potabile come già si fa col fluoro contro la carie dentaria o con lo jodio nel sale alimentare per la prevenzione dell’ipotiroidismo.
Comunemente le persone e anche molti medici, ancora associano il litio solo alla psicosi maniaco depressiva, la forma più grave del disturbo bipolare (disturbo nel quale si alternano o si sovrappongono sovraeccitamento e depressione) in cui la tossicità del farmaco è tristemente accettata data la gravità della patologia da curare; in realtà oggi il litio viene usato con successo anche a dosaggi bassi e non patogeni per patologie psichiatriche di minore gravità come la depressione cronica ricorrente (molto comune tra gli utilizzatori di antidepressvi), il temperamento ciclotimico (lieve bipolarità costituzionale), il temperamento ipertimico (lieve maniacalità costituzionale), prevenzione e stabilizzazione del decadimento cognitivo.
Il litio ha cominciato la sua carriera alla fine degli anni ’40 del 1900, epoca in cui esistevano ancora i manicomi e venivano curate solo le malattie mentali gravi mentre quelle lievi non venivano nemmeno prese in considerazione: la prima somministrazione di Litio infatti venne fatta dallo psichiatra australiano John Cade su pazienti maniacali ricoverati in manicomio. Da allora (e fin quasi ai giorni nostri) il litio è stato dunque utilizzato solo nelle forme più gravi di disturbo bipolare, di depressione e di mania e sempre a dosaggio mediamente utile per tali gravi patologie (litiemia tra 0,6 e 1.0 mmol/L di sangue), dose pericolosamente vicina alla tossicità. Lo stereotipo ancora rimasto è: sì al litio per i gravi disturbi dell’umore ma, essendo molto tossico, va fatto un bilancio tra i vantaggi per la mente e i danni per il corpo.
Quali danni per il corpo? Se si supera la concentrazione nel sangue di 1,0 mmol/L la tossicità è immediata soprattutto a danno dei reni mentre se anche mantieni un dosaggio interno al range, comunque rischi di andare incontro negli anni ad un danno cumulativo a reni e tiroide.
Oggi non è più così, la convinzione che il litio funzioni solo all’interno del range standard e quindi vada riservato alle gravi patologie non è più un’assioma: a bassi dosaggi atossici il litio stabilizza le forme lievi di oscillazione dell’umore, rinforza la terapia antidepressiva, previene il suicidio e la demenza.
Per quanto riguarda la depressione va osservato che il litio non è solo un farmaco sintomatico ma è curativo: mentre cioè i comuni antidepressivi agiscono solo innalzando il livello di uno o due neurotrasmettitori il che provoca presto abitudine e perdita di efficacia, il litio agisce in senso antidepressivo su molti bersagli molecolari del neurone trasformando gradualmente ma profondamente la micro-anatomia del cervello e dando una condizione di benessere simile a quella naturale. La mancata assuefazione al suo effetto e la sua capcità di prevenire o arrestare la demenza fanno pensare ad una azione antidepressiva secondaria al miglioramento della salute globale del cervello. Continua a leggere