Ansia cronica debilitante (GAD): Benzodoazepine, Antidepressivi o Lyrica?

Sempre più persone nel mondo e per ovvi motivi soffrono di ansia cronica (definita ansia generalizzata o GAD) che, se leggera, può essere una condizione sopportabile che spinge all’attività, all’impegno e alla competizione ma se è forte può portare a paralisi dell’attività e depressione. In tale secondo caso dunque urge provvedere. Ci sono in generale tre opzioni terapeutiche farmacologiche: benzodiazepine; 2) antidepressivi; 3) pregabalin (Lyrica).

  1. Le benzodiazepine (BDZ) danno sicuramente un sollievo pressochè immediato soprattutto all’ansia psichica e, dopo un paio di settimane, quindi lentamente, all’ansia somatizzata, quella che si è insinuata nel corpo provocando tachicardia, disturbi digestivi, tremore, insonnia. Il vantaggio è la rapidità d’azione e la possibilità di assumerle con successo anche al bisogno cioè quando l’ansia supera il limite. Lo svantaggio però è che provocano amnesie, rallentamento cognitivo e maggior rischio di incidenti stradali; nel disturbo d’ansia generalizzata c’è inoltre un serio pericolo di assuefazione rapida che comporta il bisogno di assumerne dosi sempre maggiori per ottenere lo stesso effetto e una concreta e nota difficoltà a sospenderne l’uso. Da notare poi che tra una dose e l’altra c’è un effetto di rimbalzo dell’ansia piuttosto intenso (effetto rebound), quindi con le benzodiazepine non c’è un benessere costante ma l’effetto va ad ondate: appena assunte si è calmi, operosi e socievoli ma dopo alcune ore gira il vento e si diventa agitati, inconcludenti e irritabili. Il disturbo d’ansia generalizzato inoltre è spesso associato ad uno stato depressivo sottosoglia; le BDZ tendono ad abbassare il tono dell’umore alimentando quindi il GAD chiudendo il cerchio di un in un circolo vizioso. Concluderei quindi che le benzodiazepine sono forse più adatte per gli stati d’ansia acuti e non per i disturbo d’ansia cronici come il GAD.
  2. Gli antidepressivi hanno come vantaggio che, nell’arco di qualche settimana risolvono in modo di solito completo l’ansia generalizzata dando una visione più serena della vita. In realtà vanno un po’ al cuore del problema perché ansia generalizzata e depressione sono strettamente connessi e l’uno può sfociare nell’altro: un’ansia cronica porta a depressione e uno stato depressivo, anche leggero, provoca un calo dell’energia, una mancanza di piacere e una visione pessimistica e paurosa della vita che portano all’apprensione continua e spesso paralizzante chiamata appunto GAD o disturbo d’ansia generalizzata.
    Sugli antidepressivi però ho già a lungo parlato: sono farmaci pericolosi perché, a parte gli effetti collaterali immediati (prevalentemente sulla sessualità), danno forte dipendenza e sembra peggiorino biochimicamente la patologia che dovrebbero curare, sebbene inizialmente non ce ne si accorga perché il loro effetto copre i sintomi di peggioramento. Direi che gli antidepressivi vanno utilizzati solo ed esclusivamente per le gravi depressioni e non per ansia, ossessioni, fobie o insonnia: il prezzo da pagare per voler stare bene senza sforzo potrebbe essere una dipendenza a vita da psicofarmaci e psichiatri e, per un soggetto sano di mente ma con solo un problema d’ansia, mi sembra un prezzo troppo alto.
  3. La terza possibilità è pregabalin (Lyrica) che mi sembra sia il più adatto dei tre farmaci per alleviare il GAD. Gli studi attribuiscono a Pregabalin una consistente efficacia, non per nulla tra le indicazioni ufficiali AIFA il Gad è stato incluso tra le patologie bersaglio del Pregabalin (oltre al dolore cronico di origine neuropatica e alle crisi epilettiche).
    Pregabalin ha un meccanismo d’azione particolare, totalmente diverso da quello delle BDZ e degli antidepressivi in quanto si lega a certi canali del calcio presenti in sede presinaptica del neurone impedendo il rilascio di alcuni neurotrasmettitori eccitatori; accelera inoltre la sintesi di GABA, noto neurotrasmettitore inibitorio. Il vantaggio di pregabalin utilizzato per l’ansia cronica è che dà poca assuefazione cioè non c’è la tendenza ad aumentarne il dosaggio nel tempo, non da un’intensa ansia di rimbalzo come le BDZ tra una somministrazione e l’altra, ha spesso efficacia antidepressiva, non provoca disturbi sessuali o cognitivi, migliora la qualità del sonno incrementando la durata del sonno più riposante, quello profondo e non è difficile da sospendere come sono invece antidepressivi e BDZ.

A. Mercuri

 

Amantadina per i disturbi sessuali da antidepressivi

Uno dei più fastidiosi e debilitanti effetti collaterali dell’uso di antidepressivi serotoninergici è la compromissione dell’attività sessuale sia nell’uomo che nella donna, effetto assai comune che riguarda, seppur con intensità variabile, la maggior parte dei pazienti e il più delle volte insorge già nei primi giorni di cura persistendo poi per tutta la durata del trattamento (anche se vi sono casi fortunati in cui si attenua e scompare col tempo).

La sessualità si compone di tre fasi: 1) desiderio, 2) eccitamento genitale e 3) orgasmo

  1. Desiderio: per il desiderio sessuale molto importante è la corteccia cerebrale limbica, tenuta accesa dai lunghi prolungamenti assonici dei neuroni meso-limbici dopaminergici (lunghi neuroni che hanno il corpo cellulare nel tronco encefalico e allungano i loro prolungamenti dendritici fino alla corteccia limbica). La dopamina dunque accende e mantiene la libido mentre la serotonina, attivando i propri recettori 5HT-R2, abbassa il tono dopaminergico della corteccia limbica spegnendo la libido.
  2. Eccitamento ed erezione: il tono della corteccia limbica è importante sia per il desiderio che per l’eccitamento sessuale (erezione nel maschio, inturgidimento del clitoride e lubrificazione vaginale nella donna) quindi l’azione inibitoria della serotonina su tale regione cerebrale comprometterà anche l’eccitamento; la serotonina inoltre esercita un’azione inibitoria sui rilessi sensitivo-motorii viscerali spinali preposti alla vasodilatazione nel pene e nel clitoride. L’eccesso di serotonina poi, a livello d’organo, rallenta il rilascio del vasodilatatore ossido nitrico, fondamentale per l’inturgidimento dei tessuti erettili (azione esattamente opposta a quella di Viagra e simili)
  3. Orgasmo ed eiaculazione: la serotonina in eccesso può provocare anorgasmia in entrambe i sessi attraverso: 1) Iper-stimolazione dei propri recettori 5HT-R2 e conseguente inibizione, a vari livelli del sistema nervoso, della trasmissione dopaminergica e noradrenergica; 2) Alterazione dei riflessi spinali autonomici simpatici e parasimpatici che alternandosi con esatto tempismo regolano finemente orgasmo ed eiaculazione.

Vedi anche:

Sembra dunque che sia principalmente l’eccesso di serotonina indotto dagli antidepressivi a provocare un calo di attività dopaminergica in certe regioni del sistema nervoso, responsabile poi di tutti i disturbi sessuali provocati da tali farmaci. I farmaci ad azione dopaminergica possono quindi ripristinare il perduto equilibrio tra serotonina e dopamina alterato dall’eccesso di serotonina; questo senza nulla togliere all’efficacia antidepressiva della cura di base anzi, potenziandola con un aumento di iniziativa, motivazione e senso del piacere che solo la dopamina può dare.

A questo proposito va notato che i comuni antidepressivi potenziano i circuiti serotoninergici (SSRI) o tutt’al più serotoninergici e noradrenergici (SNRI) ma purtroppo non potenziano i circuiti dopaminergici che sono fondamentali per il senso del piacere anzi, tendono a smorzarli; forse è per questo che non sempre gli antidepressivi funzionano, soprattutto nelle persone ormai abituate all’assunzione di tali molecole: in tali casi, l’aggiunta di un farmaco dopaminergico non solo migliora la sessualità ma può innescare o potenziare un’azione antidepressiva assente o insufficiente.

Tra i dopaminergici in uso e con pochi e blandi effetti collaterali vi è l’amantadina (Mantadan), utilizzata inizialmente come farmaco antivirale e poi come farmaco antiparkinsoniano (il morbo di Parkinson è caratterizzato da un calo di tono dopaminergico in certe regioni del cervello). Più recentemente l’amantadina è stata apprezzata come adiuvante nella terapia antidepressiva qualora i comuni antidepressivi da soli non funzionino.

Certamente l’eventuale aggiunta di Amantadina sia come potenziatore di una terapia antidepressiva insufficiente sia come correttore dei disturbi sessuali va ponderata da un medico che conosca bene tale molecola perché vi sono alcune condizioni o patologie incompatibili col suo utilizzo. 

Bibliografia:

Ibrahim A. Abdel-Hamid et a. (2016) The drug treatment of delayed ejaculation

A. Mercuri

 

 

Insonnia Cronica: Quviviq (Daridorexant)

Daridorexant (nome commerciale Quviviq) è un farmaco recentemente messo in commercio in Italia che ha come indicazione l’insonnia cronica (insonnia presente da almeno tre mesi e che si presenta almeno 3 notti a settimana). Ha un meccanismo d’azione del tutto differente da qualsiasi altro ipnotico perché agisce inibendo l’azione di 2 sostanze presenti nel nostro cervello denominate Orexine (A e B). Le Orexine, come si intuisce, stimolano il cervello a restare sveglio e dunque Daridorexant, inibendone la funzione, facilita il sonno (occupa senza stimolarli i recettori 1 e 2 dell’Orexina). In realtà, le Orexine non stimolano solo la veglia ma fanno aumentare anche l’appetito (è stata la loro prima funzione scoperta, da cui il nome) e regolano molte altre funzioni tra cui quelle cognitive e il senso del piacere: le Orexine infatti vengono secrete da alcuni neuroni dell’ipotalamo che contraggono sinapsi con molte altre zone del cervello, vicine e lontane.

(Sulla neurobiologia delle orexine e il loro effetto sul senso del piacere molto bello è: Neurobiology of the Orexin System and Its Potential Role in the Regulation of Hedonic Tone )

Rispetto a tutti gli altri farmaci usati per l’insonnia, Daridorexant ha una selettività d’azione per i recettori delle Orexine, cioè non ha affinità per altri recettori, quindi la sua azione dovrebbe essere più pulita e mirata al sonno con meno effetti collaterali; questo sembra verificato nella realtà clinica in quanto Daridorexant esibisce solitamente una varietà di effetti collaterali comuni e blandi; le Benzodiazepine, a confronto, provocano un sonno di durata limitata e qualità scadente dando inoltre disturbi della memoria che si protraggono per molte ore dopo il risveglio; ancora, le BDZ danno notoriamente dipendenza, tolleranza e astinenza: Daridorexant invece, sembra garantire una buona durata e qualità del sonno con un recupero rapido e completo dell’efficienza psicofisica al risveglio. (Vedi,  A Comprehensive Review of Daridorexant 2022)

In uno studio durato 12 mesi (Vedi Daridorexant in Insomnia Disorder: A Profle of Its Use), sembra che Daridorexant abbia mantenuto intatta la sua efficacia  senza necessità di aumentarne il dosaggio e senza la comparsa di effetti collaterali tardivi. Alla sospensione del trattamento, anche brusca, sembra inoltre che Daridorexant non abbia dato sintomi di astinenza.

Il problema principale per chi volesse provare Daridorexant (Quiviq) resta comunque il costo, considerando anche che, se funziona, non funziona subito ma dopo un utilizzo prolungato (non chiedetemi “prolungato, quanto”?: non lo so, credo che ogni caso sia a sé.

Vanno ricordate comunque alcune avvertenze riguardo Daridorexant:

  1. E’ un farmaco immesso sul mercato da poco, quindi poco si sa dei suoi reali effetti che solo chi lo prova può dire; gli articoli scientifici che ne parlano, possono essere infatti più o meno nascostamente pilotati per interessi commerciali.
  2. Un punto non è per nulla chiaro: se le Orexine hanno molte funzioni nel nostro cervello tra cui la regolazione dell’appetito e dell’umore, come è possibile che un inibitore dei circuiti orexinergici come Daridorexant inibisca solo selettivamente la veglia e non dia anche, ad esempio, anoressia e depressione? Sul punto depressione, comincia in realtà già ad esserci letteratura, vedete ad esempio questo autorevole link: https://www.psychiatrist.com/jcp/possible-suicidal-risk-daridorexant-new-treatment-insomnia/
  3. Da quello che ho capito, Daridorexant non funziona al bisogno ma è necessario assumerlo a lungo prima che riesca (forse) a riportare alla normalità un sonno cronicamente disturbato.
  4. L’efficacia di Daridorexant, a quanto sembra, è stata testata su pazienti genericamente classificati come  “insonni cronici” ma nulla si sa del motivo per cui erano insonni. Avevano depressione, ansia, ossessioni, psicosi o soltanto un’insonnia primaria senza altri disturbi? E’ FONDAMENTALE sapere come e se agisce nelle singole patologie psichiatriche e questo ancora non lo sappiamo.

Lasciamo dunque la parola a chi l’ha provato, andate a guardarvi il più autorevole sito americano di recensione sui farmaci Drug.com; Daridorexant ha ricevuto dagli utilizzatori un basso punteggio medio di 4,8 su 10. [Quetiapina 7,6; Mirtazapina 7,1; Tavor 7,4; Gabapentin (simile a Lyrica) 7,5); Trazodone 6,2] Daridorexant for Insomnia Reviews – Drugs.com

E qui sotto, un elenco vastissimo e rigoroso delle opinioni sui sonniferi di Drug.com: https://www.drugs.com/condition/insomnia.html?sort=drug&order=asc

A. Mercuri

 

 

 

 

 

Pregabalin (Lyrica) per l’insonnia

Solitamente l’insonnia, quando da’ disturbi, è secondaria ad altri problemi psichiatrici o ad errori nell’igiene del sonno (andare a letto tardi, fare sport intenso la sera, bere caffè, alcolici o fumare molto prima di dormire) oppure fisici (dolori, disturbi digestivi o respiratori). Quindi dire: “Il mio problema è l’insonnia” è una superficialità con poco significato e sta al medico indagare da cosa l’insonnia deriva. Ogni tipo di insonnia necessita di un’attenta analisi per capirne l’origine: se uno non dorme perché è troppo euforico, si gioverà di basse dosi di antipsicotico (Quetiapina, Olanzapina, ecc.); se non dorme perché ha deliri di persecuzione, quindi per psicosi, dormirà bene con dosi alte di antipsicotici; se non dorme per depressione invece, l’antipsicotico anche a basse dosi solitamente fa male ed egli dormirà meglio con Trittico o con un antidepressivo. Ovviamente se uno dorme male perché ha il naso chiuso dormirà bene liberando il naso e se uno dorme male perché ha dolori dormirà bene con un antidolorifico ecc.

Gli ansiolitici comunque, tra cui ricordiamo benzodiazepine e pregabalin (Lyrica), in generale migliorano il sonno di chiunque e in qualsiasi circostanza. Ovviamente funzionano meglio ove il problema che tiene svegli sia proprio l’ansia.

Pregabalin ha indicazioni ufficiali come antiepilettico, ansiolitico e antidolorifico ma è efficace anche per l’insonnia provocata da dolori (soprattutto fibromialgia, neuropatia diabetica, nevralgia posterpetica) o provocata da ansia cronica. Io aggiungerei che, funzionando spesso da antidepressivo, può migliorare il sonno anche in soggetti depressi. Insomma, pregabalin sembra essere una buona alternativa alle benzodiazepine, per dormire; ha un meccanismo d’azione completamente diverso da esse e non dà i loro problemi cognitivi tipici come vuoti di memoria o rallentamento cognitivo e solitamente, anche dall’esperienza coi miei pazienti, pregabalin ha un effetto ansiolitico piacevole nel senso che non abbassa l’umore o l’energia anzi, in alcuni soggetti può dare euforia; inoltre, Lyrica agisce rapidamente (nell’arco di una settimana) anche sui sintomi somatici dell’ansia (tachicardia, tachipnea, sudorazione, ecc.), mentre con le benzodiazepine serve più di 1 settimana di trattamento per lenire i sintomi somatici dell’ansia. Sembra anche che pregabalin non dia molta assuefazione (cioè non è necessario aumentare rapidamente la dose per ottenere lo stesso effetto) ed è più facile da sospendere delle benzodiazepine.

(Vedi anche il mio articolo Lyrica)

Gli effetti collaterali, qualora usato per dormire (si possono usare dosaggi dai 25 ai 300 mg in unica somministrazione serale) sono solitamente modesti e svaniscono col tempo (un po’di stordimento o sonnolenza al mattino, ovviamente in proporzione alla dose). Ancora, non ci sono particolari interazioni di pregabalin con altri farmaci (a parte se usato ad alto dosaggio in associazione ad oppiacei ad alto dosaggio).  Nemmeno con l’acool o con benzodiazepine sembra avere particolari interazioni (sebbene il buon senso dica di non assumerlo da ubriachi) e anzi, Lyrica sembra essere utile nello svezzamento da alcol e benzodiazepine e nel dell’astinenza da tali sostanze. Lyrica non tocca inoltre la pressione o la frequenza cardiaca e non dà alcun interessamento epatico dal momento che viene rapidamente smaltito dai reni senza essere metabolizzato. Rispetto al sonno indotto dalle benzodiazepine, va notata una cosa importante: pregabalin allunga proprio la componente più riposante del sonno e cioè quella ad onde lente del sonno profondo (SWS dall’inglese Slow Wave Sleep cioè gli stadi 3 e 4 del sonno) correggendo quindi l’insonnia in modo fisiologico (all’opposto, le benzodiazepine accorciano la SWS dando un sonno breve, superficiale e poco riposante). Certamente, a differenza delle benzodiazepine, pregabalin non funziona bene per il sonno se assunto sporadicamente ma va assunto regolarmente e dopo qualche giorno esercita la sua azione.

A. Mercuri

Perchè italiani e russi si attraggono?

Che russi e italiani si attraggano è innegabile, vi è una sorta di curioso interesse reciproco, spesso di ammirazione e desiderio di emulazione. Il motivo probabilmente sta proprio nelle loro profonde differenze di personalità, di educazione, di tradizioni e convinzioni, differenze che attraggono come attrae ogni persona che viva in un ambiente simile al tuo e con i tuoi stessi obiettivi ma che abbia sviluppato modi diversi per affrontare gli stessi problemi. Ecco, forse l’attrazione per una persona simile a te scatta quando senti che ti migliora perché ha qualità che tu non hai…..

Gentili lettori, come forse qualcuno saprà io collaboro con il quotidiano online della mia amata città “La Voce di Venezia”. Ieri è stato pubblicato lì un mio articolo dal titolo: “Perchè uomini italiani e donne russe si attraggono a vicenda”? Potete leggere il mio articolo completo cliccando qui:

https://www.lavocedivenezia.it/perche-gli-italiani-sono-attratti-dalle-donne-russe-e-viceversa-risponde-il-dott-mercuri/

Perchè italiani e russi si attraggono?

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Economia italiana & Stranieri

Un Paese può dirsi stabile e in equilibrio solo quando è la sua popolazione a produrre i beni e i servizi che desidera, di cui si serve e di cui necessita. Se un Paese non vuole o non riesce a produrre ciò che usa, significa che ciò che usa non è alla sua altezza o non fa parte della sua natura, della sua cultura o dei suoi reali desideri. E’ un Paese con un futuro fosco perché mantenuto da altri e ostaggio dell’altrui volere.

Tradotto, se abbiamo bisogno di africani, cinesi, bengalesi, moldavi, rumeni, filippini, ecc. per mandare avanti la nostra economia significa che siamo dei mantenuti e come tutte le persone che vivono sulle fatiche altrui subiamo e subiremo sempre più imposizioni e umiliazioni, frutto di convivenze forzate. Continua a leggere

Terrorismo islamico a Mosca: chi è il mandante?

Molto strano questo gravissimo attentato terroristico a Mosca. Tante strane coincidenze: perchè il terrorismo islamico si è svegliato proprio adesso? Il sospetto mio è che ci sia lo zampino degli Stati Uniti, ovviamente interessati a indebolire la Russia: cosa di meglio che innescare problemi interni come il terrorismo islamico per distogliere Putin da supposti diabolici piani di guerra alla Nato o a chissà chi? Ora che ha gravi problemi interni, nella possibile strategia NATO, Putin avrebbe meno tempo-voglia-soldi-soldati per fare le guerre. Certamente gli esecutori e i rivendicatori saranno anche autenticamente estremisti islamici, ma chi è il mandante? E come mai gli Stati Uniti sono stati così precisi (e buoni) nell’avvertire Putin di un imminente attacco terroristico? Come facevano a saperlo con tale precisione?

ADHD e la follia delle “cure”

La sindrome da deficit d’attenzione con iperattività (ADHD) è una condizione che si manifesta solitamente fin da bambini ed è caratterizzata dalla triade: 1) difficoltà di concentrazione, 2) urgenza motoria, 3) difficoltà nei rapporti coi coetanei. Viene attribuita ad un difetto del neuro-sviluppo per cui le connessioni tra certe aree del cervello non si sarebbero sviluppate in modo ottimale. Viene attualmente diagnosticata ad una percentuale di bambini altissima, addirittura il 7% dei bambini al di sotto dei 18 anni, la metà dei quali rimarrebbero ADHD a vita. La terapia si basa oltre che sulla psicoterapia, anche sull’utilizzo di amfetamine. Ma è possibile che ben il 7% dei nostri bambini abbia un difetto del neuro-sviluppo? Il mio sospetto è che tale condizione venga grandemente sovrastimata mentre nella maggior parte dei casi si tratta solo di bambini non portati per studiare ma abilissimi a fare altro, tra cui magari bellissimi lavori manuali di tipo artistico o artigianale. Esorto quindi i genitori e i ragazzi a non insistere sulla strada dello studio se non si è costituzionalmente portati per studiare: ci sono molti modi di realizzarsi nella vita in modo perfetto anche senza fare l’università; mentre insistendo nello studio qualora non si sia portati si può andare incontro a gravi problemi di disistima, di droga e di disadattamento. Ultimo accenno alla follia delle “cure”: ritengo deleterio l’utilizzo di psicofarmaci ed in particolare di Amfetamine in bambini e adolescenti che il più delle volte non sono affetti da alcuna patologia ma semplicemente hanno abilità diverse rispetto allo standard che vorrebbe tutti bravi e tranquilli studenti.

Leggi il mio articolo completo qui sotto, sul quotidiano online “La Voce di Venezia”

 

Quetiapina, un antidepressivo atipico

Quetiapina è classificata tra gli antipsicotici di nuova generazione insieme ai noti Olanzapina, Risperidone, Clozapina e altri perchè, a dosaggio alto, è in grado di mitigare i sintomi delle psicosi quali deliri e allucinazioni. Tuttavia Quetiapina è nota al grande pubblico perché, se utilizzata a basso dosaggio, può lenire comuni disagi psico-emotivi quali ansia e insonnia; pochi sanno invece che Quetiapina ha anche importanti proprietà antidepressive e può essere utilizzata per tale indicazione sia da sola o più spesso in aggiunta alla consueta terapia antidepressiva (sertralina, paroxetina, fluoxetina, venlafaxina, ecc.).

Ma come può un antipsicotico con proprietà sedative funzionare da antidepressivo?

Quetiapina, come tutti gli antipsicotici di nuova generazione, è in  grado di stimolare la trasmissione dopaminergica e noradrenergica nella corteccia prefrontale e limbica e quella serotoninergica in regioni del cervello strategiche per l’umore; essa però possiede queste proprietà in modo nettamente superiore alle altre molecole antipsicotiche della stessa categoria. Da notare che l’effetto antidepressivo di Quetiapina compare già dopo 4 giorni di trattamento mentre per i comuni antidepressivi bisogna attendere 3 settimane circa.

Essa infatti:

  • Riduce di numero (down-regolation) gli auto-recettori serotoninergici inibitori presinaptici 5-HT1A posti sui neuroni del rafe mediano (una regione del cervello appena sopra il midollo spinale), neuroni che sono i maggiori produttori di serotonina; tali autorecettori 5-HT1A hanno fisiologicamente la funzione di frenare l’eccessiva liberazione di serotonina dai neuroni del rafe con un meccanismo a retroazione negativa: Quetiapina è in grado di togliere tale freno e consentire il raggiungimento in sede sinaptica di una concentrazione sovra-fisiologica di serotonina che andrà a stimolare intensamente certi gruppi di neuroni postsinaptici critici per l’umore con cui i neuroni del rafe mediano contraggono sinapsi.
  • Stimola i recettori 5-HT1a postsinaptici e inibisce i 5-HT2a posti sui neuroni della corteccia prefrontale e limbica potenziando indirettamente in tali regioni la trasmissione dopaminergica; bloccando Quetiapina in queste stesse regioni solo debolmente i recettori dopaminergici, il risultato netto è un aumento della trasmissione dopaminergica.
  • Blocca in modo potente i recettori adrenergici Alfa 2 (come fa anche Mirtazapina) col risultato di incrementare la liberazione di noradrenalina in regione prefrontale e più debolmente di serotonina dai nuclei del rafe mediano.
  • Inibisce fortemente il recettore 5-HT7 (come amisulpride) col risultato di migliorare l’umore e calmare l’ansia
  • Un effetto peculiare di Quetiapina (in realtà del suo principale metabolita attivo, la Norquetiapina) è, sorprendentemente, di inibire fortemente la ricaptazione della noradrenalina in regione prefrontale (mentre è un debolissimo inibitore della ricaptazione della serotonina): questo aumento di trasmissione noradrenergica è antidepressivo e viene rinforzato dal blocco dei recettori 5-HT2C che produce un aumento sinergico della concentrazione di noradrenalina prefrontale.
  • Inibisce il recettore istaminergico H1 aumentando la liberazione di serotonina dai neuroni del rafe mediano
  • Inibisce la stimolazione dei recettori NMDA da parte del glutammato (come fa eschetamina, un antidepressivo rapido salvavita) favorendo così la liberazione di serotonina dai neuroni del rafe
  • Svolge azione antiossidante sui neuroni del cervello
  • Contrasta la neuro-infiammazione provocata dalla liberazione di citochine, detta neuro-infiammazione (molto attuale in tempi di Covid) che porta a calo di neurotrasmettitori critici come dopamina e serotonina
  • Abbassa entro 1 settimana il livello di cortisolo circolante, notoriamente troppo alto nei pazienti depressi; questo consente al fattore di crescita neuronale BDGF di restaurare regioni cerebrali critiche per l’umore come l’ippocampo, danneggiate da varie cose tra cui lo stress cronico. Da notare che, dopo 1 settimana di trattamento, i comuni antidepressivi, all’opposto di Quetiapina, fanno salire il livello di cortisolo (in accordo con la loro nota e sgradevole azione ansiogena della prima settimana), livello che poi scenderà dopo circa 3 settimane quando comincerà l’azione terapeutica sull’umore.
  • Migliora la respirazione cellulare dei neuroni critici per l’umore e assai vulnerabili allo stress cronico come i neuroni della corteccia prefrontale e dell’ippocampo. Tale respirazione cellulare avviene nei mitocondri, organelli intracellulari preposti alla produzione di energia i quali spesso sono malfunzionanti nelle malattie mentali; il DNA mitocondriale che codifica per gli enzimi della catena respiratoria è ereditato esclusivamente dalla madre e questo rende ragione del perchè certi disturbi mentali si ereditino molto più facilmente dalla madre che dal padre.
  • Migliora la trasmissione GABAergica nell’ippocampo un po’ come fanno le benzodiazepine ma senza dare i disturbi cognitivi di queste.

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