Attacco di panico

Gli attacchi di panico o disturbo da panico, sono una classe di disturbi d’ansia caratterizzati da intensi stati di ansia accompagnati da altri sintomi psicologici e somatici.

Rappresentano uno dei più comuni disturbi psichiatrici e costituiscono un fenomeno sintomatologico complesso e piuttosto diffuso (si calcola che 10 milioni di italiani abbiano subito uno o più attacchi di panico).

Il disturbo di solito esordisce nella tarda adolescenza o nella prima età adulta ed ha un’incidenza due a tre volte maggiore nelle donne rispetto agli uomini.

Non è infrequente che tale disturbo non venga riconosciuto dal paziente e di conseguenza non venga trattato. La terapia è sia di tipo psicologico che, nei casi più gravi, di tipo farmacologico a base di antidepressivi e ansiolitici benzodiazepinici. La maggior parte delle persone guarisce mentre una minoranza sviluppa invece un disturbo da recidiva di attacchi di panico.

Indice

1) Sintomi

2) Cause

3) Terapia

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1) Sintomi

L’attacco di panico comporta l’insorgenza improvvisa di alcuni dei sintomi sotto elencati:

  • tremori anche grandi alle braccia e/o alle gambe;
  • oppressione o fastidio al petto;
  • sudorazione;
  • sensazione di soffocamento;
  • respiro corto o sensazione di asfissia o iperventilazione;
  • sensazioni di sbandamento, instabilità e svenimento;
  • palpitazioni o tachicardia sempre più forte;
  • paura di morire;
  • sensazioni di torpore o di formicolio;
  • paura di impazzire o di perdere il controllo;
  • nausea o disturbi addominali;
  • sensazioni di irrealtà, di stranezza, di distacco dall’ambiente e da sé stessi (derealizzazione e depersonalizzazione);
  • vampate o brividi;
  • forte aumento della pressione sanguigna(ipertensione) o, al contrario, rapido crollo (ipotensione);
  • paura di stare sempre peggio e di non riuscire a riprendersi;
  • sensazione di formicolio agli arti e alle mani (parestesia).

In ogni caso si tratta di un’esperienza che sin dal primo esordio stravolge e condiziona la vita, esperienza vissuta con un profondo senso di insicurezza e di vergogna e con il terrore che possa ripetersi.

Sebbene spiacevoli (a volte in grado estremo), gli attacchi di panico non sono pericolosi. Gli attacchi di panico e il disturbo da attacchi di panico possono essere talmente gravi e dirompenti da provocare depressione. In altri casi, questi disturbi d’ansia e la depressione possono coesistere (comorbilità), oppure la depressione può insorgere per prima e i segni e sintomi dei disturbi d’ansia possono manifestarsi successivamente. Stabilire se questi attacchi siano talmente gravi da configurarsi come disturbo è una decisione che dipende da numerose variabili e i medici divergono nel porre la diagnosi. Se causano molta sofferenza, interferiscono con il funzionamento e non cessano spontaneamente entro pochi giorni, è presente un disturbo d’ansia che merita una terapia.

La diagnosi di uno specifico disturbo d’ansia si basa in larga parte sui suoi segni e sintomi caratteristici. Un’anamnesi familiare di disturbi d’ansia (eccetto il disturbo post-traumatico da stress) è d’aiuto, poiché molti pazienti sembrano ereditare una predisposizione agli stessi disturbi d’ansia da cui sono affetti i propri familiari, così come una vulnerabilità generale ad altri disturbi d’ansia.

2) Cause

Le cause dei disturbi d’ansia come gli attacchi di panico e il disturbo da attacchi di panico non sono completamente note, ma sono implicati fattori fisiologici e psicologici. Dal punto di vista fisiologico, tutti i pensieri e i sentimenti possono essere concepiti come risultanti da processi elettrochimici cerebrali; tuttavia ciò dice poco sulle complesse interazioni tra i più di 200 neurotrasmettitori e neuromodulatori del cervello, nonché sull’ansia e sullo stato di allarme normale e patologico. Dal punto di vista psicologico, gli attacchi di panico e il disturbo da attacchi di panico sono considerati una risposta ad agenti stressanti ambientali, come l’interruzione di una relazione significativa o l’esposizione a un disastro potenzialmente letale.

Il sistema d’ansia di una persona di solito compie passaggi adeguati e impercettibili dal sonno, attraverso lo stato di allarme, sino all’ansia e alla paura. I disturbi d’ansia si manifestano quando il sistema d’ansia funziona in modo inadeguato oppure, a volte, quando è sopraffatto dagli eventi.

I disturbi d’ansia possono essere dovuti a un disturbo fisico che provoca sofferenza cronica, all’ipertiroidismo, oppure all’uso di una sostanza psicotropa come caffeina, nicotina, alcool (nella seconda fase, quella eccitatoria), farmaci come benzodiazepine quando usate cronicamente, corticosteroidi,  oppure tante altre sostanze illegali.

3) Terapia

Il disturbo deriva da una disfunzione che è al tempo stesso biologica e psicologica; la terapia farmacologica e quella cognitivo-comportamentale di solito aiutano a controllare i sintomi. Oltre alle informazioni circa il disturbo e il relativo trattamento, il medico può fornire una realistica speranza di miglioramento e un sostegno basato su un rapporto di fiducia con il paziente. La psicoterapia di sostegno è parte integrante del trattamento di tutti i disturbi d’ansia. La terapia individuale, di gruppo e familiare può aiutare a risolvere i problemi associati a un disturbo di lunga data.

I farmaci che possono venire utilizzati per il trattamento del disturbo da attacchi di panico che non risponde efficacemente alla sola terapia psicologica sono gli ansiolitici e gli antidepressivi (che al di là del nome possiedono anche effetti ansiolitici). Questi farmaci possono prevenire o ridurre di molto l’ansia anticipatoria, l’evitamento fobico e la frequenza e intensità degli attacchi di panico.

Numerose classi di antidepressivi (i triciclici, gli inibitori delle monoaminossidasi, gli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina, gli atipici) oppure gli antipsicotici atipici, sono efficaci.

Gli antidepressivi non funzionano nell’immediato della crisi ma è necessario attendere due tre settimane per vederne l’effetto benefico: sono preferiti quando si necessita un trattamento prolungato allo scopo di evitare le recidive e diminuire le intensità degli attacchi. In alternativa o in aggiunta agli antidepressivi possono essere a volte utilizzati gli antipsicotici atipici che possiedono un diverso meccanismo d’azione e diversi effetti collaterali: nemmeno questi ultimi farmaci sono adatti all’uso al bisogno perché il loro effetto si instaura gradualmente nel corso delle prime settimane di trattamento. Gli unici farmaci che attenuano la sintomatologia dell’attacco nel giro di pochi minuti sono le benzodiazepine; tuttavia esse hanno maggiore probabilità di indurre dipendenza fisica ed effetti collaterali come sonnolenza, problemi di memoria, depressione e alla lunga un cronico stato ansioso depressivo. Sono perciò utili per un trattamento sintomatico a breve termine o al bisogno ma non ad una assunzione prolungata.

Nel disturbo di panico, oltre alla terapia farmacologica, è indispensabile un trattamento psicoterapico aggiuntivo, solitamente di tipo cognitivo comportamentale, in cui si agisce sulla componente cognitiva del disturbo, l’unica che può essere efficacemente modificata in modo diretto (quella emotiva associata all’attacco non può essere influenzata direttamente). Se si usano i farmaci senza affiancarci una efficace psicoterapia, si è destinati a dipendere totalmente da essi con tutte le conseguenze del caso.

Cenni sul trattamento cognitivo-comportamentale del disturbo di panico.

L’attacco di panico si configura come un breve periodo di terrore che di solito si manifesta all’improvviso ed è costituito da due componenti: una somatica con tremore, tachicardia, dispnea, vertigine, senso di irrealtà, ecc. ed una cognitiva con la convinzione di essere sul punto di morire ad esempio per un ictus o per un infarto. Talvolta la manifestazione cognitiva può essere la paura di impazzire o di perdere il controllo. Di solito, fortunatamente, l’attacco di panico non dura più di 30 minuti. Naturalmente vanno escluse tutte le cause organiche (poco comuni) in cui l’attacco di panico è scatenato da malattie o da intossicazione/astinenza da farmaci o droghe.

Dopo ripetuti attacchi di panico inattesi il paziente perde sicurezza in se stesso assumendo un atteggiamento di timorosa attesa dell’attacco successivo. Tale ansia anticipatoria intercritica unita a comportamenti di evitamento di situazioni o luoghi dove l’attacco si è già manifestato configura la condizione disabilitante del disturbo di panico.

La psicoterapia cognitivo-comportamentale del disturbo di panico si basa sui seguenti punti:

1) Psicoeducazione 

Il terapeuta istruisce il paziente riguardo alla patologia di cui soffre ed eventualmente gli consiglia letture idonee.

2) ristrutturazione cognitiva.

Durante tali sedute, il terapeuta cerca di confutare le convinzioni catastrofiche del paziente riguardo alle conseguenze di un attacco di panico spiegandogli che nonostante la schiacciante paura che egli esperisce, non vi sono conseguenze nè psichiche nè fisiche.

3) Strategie di esposizione.

La paura di incorrere in un nuovo attacco di panico fà si che il paziente eviti tutte quelle situazioni vere o presunte che possono scatenarlo. Il terapeuta inviterà pertanto il paziente a compilare una lista di situazioni o luoghi che egli tende ad evitare, dal più temuto al meno temuto e lo inviterà ad esporsi gradualmente alle situazioni elencate partendo dalle meno problematiche, cercando di sopportare la paura più a lungo possibile.

A. Mercuri