Psicofarmaci

Fluvoxamina, un antidepressivo serotoninergico speciale

Fluvoxamina è un antidepressivo fortemente selettivo per la ricaptazione della serotonina; aumenta cioè in modo potente il livello di tale neurotrasmettitore nello spazio sinaptico attivando quindi i circuiti serotoninergici del cervello e producendo dopo 2-3 settimane il noto effetto antidepressivo, antiossessivo e ansiolitico.

Tuttavia fluvoxamina ha una caratteristica pressochè unica tra gli antidepressivi: stimola fortemente il recettore Sigma 1 del cervello. (altri antidepressivi che lo stimolano sono, in ordine decrescente sertralina > fluoxetine > citalopram >paroxetina che lo fanno comunque in modo molto debole rispetto a Fluvoxamina). Tale recettore è attualmente molto studiato perché la sua stimolazione sembra esitare in una serie di funzioni positive:

  • Azione neuro-protettiva contro la demenza
  • Azione antidepressiva e ansiolitica
  • Azione antipsicotica
  • Protezione da forme gravi di Covid

L’effetto (pressochè immediato) della stimolazione del recettore Sigma 1 è eccitatorio e per alcune persone risulta subito gradevolmente euforizzante mentre ad altre dà uno sgradevole senso di agitazione. E’ lo stesso effetto di cui parlavo a proposito di Lamotrigina, unico tra gli antiepilettici stabilizzanti dell’umore ad avere effetto stimolante probabilmente proprio per la sua caretteristica di eccitare il recettore Sigma.

Rispetto agli altri antidepressivi fortemente selettivi per la serotonina come Citalopram ed escitalopram ad esempio, Fluvoxamina ha dunque una marcia in più.

Gli effetti collaterali sono circa i soliti degli SSRI con la differenza che Fluvoxamina causa meno disfunzione sessuale ma provoca più spesso nausea nei primi giorni di somministrazione. Ancora, Fluvoxamina impegna molto gli enzimi epatici nel suo metabolismo pertanto va posta una certa attenzione alla co-somministrazione dei farmaci metabolizzati dagli stessi enzimi i livelli dei quali potrebbero risultare aumentati (ad esempio Mirtazapina e Lamotrigina).

Qui di seguito la scheda tecnica di Fevarin, nome commerciale di Fluvoxamina: https://www.torrinomedica.it/schede-farmaci/fevarin/

A. Mercuri

Reboxetina, una antidepressivo stimolante

Reboxetina (nomi commerciali Edronax, Davedax) è una molecola antidepressiva poco usata nonostante sia sul mercato in Italia da circa 25 anni, probabilmente perché l’indicazione ufficiale (depressione maggiore) non è appropriata. Infatti Reboxetina non è un potente antidepressivo (ce ne sono di più efficaci) ma funziona assai bene per altre condizioni e patologie non ufficialmente incluse nelle indicazioni e cioè:

  • Potenziamento della terapia antidepressiva serotoninergica
  • Disfunzioni sessuali causate da antidepressivi serotoninergici
  • Sindromi dolorose croniche
  • Narcolessia (crisi incontrollabili di sonno durante il giorno con anomalie delle sue fasi)
  • Sindrome da deficit d’attenzione con o senza iperattività (ADHD; ADD)
  • Disturbo di panico
  • Trattamento della depressione nei pazienti con Parkinson
  • Trattamento della dipendenza da cocaina e amfetamine
  • Trattamento di bulimia e obesità
  • Trattamento dell’obesità e riduzione dei disturbi neurologici extrapiramidali provocati da Olanzapina
  • Potenziamento dell’effetto antipsicotico di Olanzapina (cosa che consente di tenerne più basso il dosaggio) 

Ma come può Reboxetina correggere patologie e disturbi tanto diversi tra loro? Qual’è cioè il denominatore comune che lega i suddetti disturbi e come può Reboxetina agire positivamente su di essi?

Il filo conduttore delle suddette condizioni è un calo di tono noradrenergico in alcuni circuiti cerebrali, circuiti che Reboxetina è in grado di riattivare poiché innalza il livello sinaptico proprio della noradrenalina, sostanza con azione assai simile all’adrenalina.

Reboxetina agirà pertanto positivamente sulla narcolessia, potenzierà la capacità di concentrarsi nei deficit d’attenzione, rinforzerà l’azione antidepressiva della serotonina col suo effetto tonificante, compenserà gli effetti inibitori che la serotonina in eccesso ha sulla sessualità durante le terapie antidepressive, attiverà alcuni recettori adrenergici in grado di alleviare il dolore, allevierà l’astinenza da amfetamine e cocaina mimandone in parte gli effetti eccitatori, mitigherà indirettamente gli attacchi di panico migliorando l’umore e riducendo la paura e l’ansia associate a eventi e situazioni della vita quotidiana, farà dimagrire riducendo l’appetito e trasformando i grassi in energia, agirà positivamente sui deficit cognitivi che accompagnano e alimentano le psicosi.

Reboxetina e’ forse l’unica molecola in grado di innalzare selettivamente la concentrazione sinaptica della sola noradrenalina senza toccare direttamente altri neurotrasmettitori o recettori. Tale selettività oltre a minimizzare gli effetti collaterali le consente di agire in modo più pulito e prevedibile.  Il suo effetto potrebbe essere paragonato a quello di bupropione (che è comunque un noradrenergico in media 500 volte più debole) oppure a quello di Nortriptilina (che invece è una decina di volte più potente) ma il paragone non è appropriato perché questi agiscono in modo non selettivo sulla noradrenalina rendendo insensato il confronto.

A. Mercuri

Olanzapina: attenti al peso!

Olanzapina, come descritto nel mio articolo Olanzapia (Zyprexa) è oggi ampiamente utilizzata non solo nelle gravi patologie psichiatriche ma anche, a basso dosaggio, per disturbi psico-emotivi minori, quali possono essere la depressione ansiosa, l’insonnia, le ossessioni, l’ansia. Come riporto nel suddetto articolo, non tutti i pazienti ne traggono giovamento anzi, il più delle volte l’uso di tale antipsicotico atipico risulta sgradevole nei disturbi psichiatrici non gravi poichè tende ad abbassare l’umore nonché a dare una fastidiosa sonnolenza (le persone con patologie psichiatriche minori conducono una vita normale quindi la stanchezza e la sonnolenza sono assai sgradite). Un altro non minore effetto collaterale che spesso fa sospendere il trattamento nelle patologie minori, è il forte aumento di peso: Olanzapina infatti è uno degli psicofarmaci che provoca maggior aumento di peso anche a basso dosaggio e questo avviene perché:

  1. Fa aumentare l’appetito (soprattutto di carboidrati) e diminuire il senso di sazietà;
  2. E’ fortemente sedativa quindi fa diminuire la voglia di muoversi e conseguentemente il dispendio energetico;
  3. Provoca iperglicemia, ipertrigliceridemia e ipercolesterolemia agendo direttamente sul metabolismo

In media e a seconda del dosaggio e delle caratteristiche individuali o di stile di vita, Olanzapina provoca un aumento rapido del peso nei primi mesi di trattamento, aumento che poi decresce e dopo circa 6 mesi si attesta a 10 kg l’anno circa. Cosa fare dunque se si sta assumendo Olanzapina con beneficio ma non si accetta l’aumento di peso?

Ovviamente la più ovvia delle cose è sospenderlo ma, come si sa, i disagi psico-emotivi forti fanno tanto soffrire e qualora si trovi un equilibrio psicofarmacologico accettabile, è da valutare attentamente se togliere dalla squadra degli psicofarmaci un giocatore vincente. Le alternative sono:

  • Sostituirlo con un farmaco con caratteristiche simili ma che fa meno ingrassare come ad esempio Amisulpiride o Aripiprazolo, tenendo conto però che con questi due farmaci l’effetto sedativo è assai blando o nullo almeno a basso dosaggio. Questo può essere un bene se si utilizzava Olanzapina per un forte stato ansioso-depressivo ma non se lo si utilizzava per dormire meglio
  • Tenerlo a basso dosaggio e affiancare Aripiprazolo oppure un antidepressivo noradrenergico puro come Reboxetina o Bupropione. Questo si può fare tenendo conto però che soprattutto i due menzionati noradrenergici puri, fanno aumentare l’ansia e non favoriscono certo il sonno.
  • Aggiunta dell’antiepilettico Topiramato; questo lo riserverei ai casi più gravi poiché Topiramato stesso può generare effetti collaterali non trascurabili
  • Nei casi piu gravi, in cui l’effetto sedativo sia assolutamente fondamentale, si può correggere in parte l’eccessivo aumento di peso e le anomalie metaboliche aggiungendo alla terapia con Olanzapina la Metformina, un farmaco antidiabetico. Questa operazione la riserverei ai casi di obesità più gravi e qualora la patologia psichiatrica sottostante fosse molto seria (schizofrenia o mania), per le quali è prioritario non rischiare il ritorno della psicosi con modifiche dello schema psicofarmacologico.
  • Associare Amantadina che  essendo un dopaminergico aiuta sicuramente a dimagrire e migliora anche lo stato depressivo senza tuttavia esacerbare la psicosi. E’ un’opzione percorribile ma da valutare attentamente poiché Amantadina può dare forte dipendenza
  • Associare Famotidina (parente stretta della più nota Ranitidina, purtroppo ritirata dal commercio),  ben nota come antiacido in grado di bloccare i recettori per l’istamina di tipo H2 dello stomaco. Essa, come effetto collaterale in questo caso gradito,  fa calare l’appetito dando un certo possibile vantaggio nel sovrappeso da Olanzapina
  • Aggiunta di Betaistina (Vertiserc), molecola nota per il trattamento delle vertigini su base vascolare, è un analogo dell’istamina in grado di attivare alcuni recettori cerebrali (H1) dell’istamina (il cui blocco da parte di Olanzapina è in gran parte responsabile dell’aumento di appetito). Agisce anche come antagonista nella stessa regione cerebrale dei recettori H3 dell’istamina, effetto questo che si va a sommare al precedente inibendo ulteriormente il desiderio di cibo. Vi è una sinergia di effetto sul peso qualora associata alla Reboxetina. 
  • Utilizzato completamente al difuori delle sue ufficiali indicazioni anche lo stimolante adrenergico Modafinil è in grado di rallentare la crescita di peso negli assuntori di Olanzapina.

Un caro saluto ai miei lettori,

A. Mercuri