Psicofarmaci

Benzodiazepine & Depressione

Se siete assuntori di benzodiazepine (BDZ), anche in modo saltuario e a basso dosaggio, potete andare incontro a episodi depressivi più o meno pesanti, sia sotto l’effetto della sostanza e sia durante l’astinenza. Il manifestarsi di episodi depressivi è più probabile se state assumendo BDZ da molto tempo.

Generalmente, negli assuntori cronici di BDZ, un insolito aumento di dosaggio porta ad una depressione apatica e ansiosa con irrequietezza psicomotoria, inappetenza e insonnia, mentre una brusca diminuzione porta ad una depressione altrettanto gravosa e caratterizzata da un risveglio improvviso e violento dell’ affettività, tanto a lungo repressa: ricordi lontani si affacciano vividi alla memoria e, a seconda della sensibilità emotiva di ognuno, sentirete spesso il bisogno di piangere per compassione, pena, senso di colpa. Insomma, la brusca sospensione delle BDZ dopo un uso cronico, porta ad un doloroso stato depressivo malinconico; in tale caso il sonno ci sarà ma non sarà riposante, sarà più simile ad un sopore superficiale stracarico di sogni vividi.

Tutto questo per dirvi due cose:

  1. cercate di evitare l’uso di BDZ, anche breve e saltuario, se non ci sono motivi gravi: non assumetele mai per motivi banali.
  2. se siete assuntori di BDZ e vi sentite depressi, prima di complicarvi ulteriormente la vita con farmaci antidepressivi, ricordatevi che la causa della vostra depressione, con molta probabilità, sono proprio le BDZ e soltanto quelle: cominciate a sospenderle gradualmente e, con buona probabilità, vi comincerete a sentire tanto bene da non avere bisogno di altro.

Autore: A. Mercuri

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Come sapete, le Benzodiazepine creano una forte dipendenza fisica, nel senso che chiunque le assuma anche per un periodo molto breve e a dosaggio basso, non può staccarsene bruscamente ma deve farlo con gradualità e regolarità. Chiaramente, più alti sono stati i dosaggi e più prolungato il tempo di assunzione, più risulta impegnativa la sospensione. In tale secondo caso inoltre, anche a totale sospensione avvenuta, tutto l’organismo, dal cervello al sistema immunitario ha bisogno di lungo tempo per riassestarsi.

Ci sono persone che, per carattere metodico o perché non sono particolarmente sofferenti, riescono a prendere per anni o decenni sempre lo stesso dosaggio di benzodiazepina, in modo ordinato e senza mai aumentarne il dosaggio. Altre invece, forse perché la benzodiazepina dà loro un effetto iniziale particolarmente piacevole, ne aumentano progressivamente il dosaggio fino ad arrivare ad assumerne quantità giornaliere incredibili.

Questi ultimi, che fortunatamente sono sempre stati una minoranza facente parte di un ristretto gruppo di “personalità dipendenti”, stanno ora diventando pericolosamente troppi e ad essi si stanno sempre più aggiungendo persone assolutamente “normali” cioè prive di disturbi psichiatrici che hanno iniziato ad assumere la benzodiazepina per futili e comuni motivi: una lieve insonnia, una giustificata ansia, un periodo di tensione nervosa. Perché sta succedendo questo?

Ci sono vari motivi, primo fra tutti che l’umanità è sempre più sofferente e, in Italia, i problemi psichiatrici, soprattutto di tipo depressivo, sono in drammatico aumento.

Un altro motivo, più banale, è la presenza sul mercato di una benzodiazepina chiamata Lormetazepam, nome commerciale Minias; tale farmaco esiste sia in compresse che in gocce: se guardi cosa assumono i superdrogati di benzodiazepine, di solito scopri che assumono Minias gocce. Perché?

Già di per se, il principio attivo del Minias, il Lormetazepam, è una benzodiazepina a rischio dipendenza perché ha un forte potere ansioitico-euforizzante che insorge molto rapidamente e cessa pure rapidamente facendo sentire assi presto il desiderio di riassumerla. Il fatto che i mega assuntori preferiscano le gocce, si spiega poi col fatto che esse hanno uno squisito odore-sapore, intensificato dalla presenza di alcool; l’alcol, col suo profumo, è già evocativo di stati euforici ed obliosi ben noti a tutti, e questo, unito alla squisita aromatizzazione del preparato, rende tali gocce assai appetitose, anche psicologicamente. Continua a leggere

Mutabon

Questa associazione di farmaci, l’antidepressivo Amitriptilina con l’antipsicotico Perfenazina è disponibile sul mercato col nome di Mutabon da circa 35 anni mentre i suoi due componenti lo sono dai primi anni sessanta.

E’ stata una combinazione di successo perchè gli effetti terapeutici dei due farmaci sembrano amplificarsi a vicenda mentre quelli collaterali si elidono. Infatti la Perfenazina, potente tranquillante molto usato (ad alto dosaggio) nelle gravi malattie mentali con delirio, agitazione e allucinazioni ma anche nei forti stati d’ansia o nella grave insonnia (a basso dosaggio), tende a dare aumento della rigidità muscolare e calo dell’umore mentre l’amitriptilina, antidepressivo miorilassante, tende a fare l’opposto. Inoltre, la perfenazina tende a rasserenare la persona angosciata, cosa utile sia nelle psicosi che nelle forme depressive. Continua a leggere

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