Contro la globalizzazione

In questi giorni, camminando per la mia città, Venezia, e guardando il triste mescolamento di popoli e razze che la globalizzazione comporta consideravo che in fondo tutta la bella e interessante varietà di popoli, lingue, culture che tanto amiamo, esiste proprio perché i nostri antenati, di viaggi ne hanno fatto molto pochi: son vissuti in un determinato luogo e sempre in quello (amandolo e rispettandolo) per millenni, luogo con caratteristiche geografiche e climatiche costanti che hanno plasmato loro la forma del viso e del corpo, il colore della pelle, la mentalità, le tradizioni, le convinzioni, il senso morale. Oggi, un po’ in tutto, si vive di rendita della serietà e dell’ordine con cui i nostri avi han vissuto. Siamo dei dissipatori di sostanze accumulate da altri in millenni di proficuo lavoro, corriamo in discesa spendendo molto di più di quanto guadagniamo.

A. Mercuri

Viaggi: Koper (Capodistria)

Una meta dei miei fine settimana liberi è ultimamente Koper (Capodistria in italiano) che si raggiunge da Venezia con due ore circa di macchina, dirigendosi verso Trieste e andando oltre, fin dentro la Slovenia. Koper mi piace perché è una città silenziosa con l’eleganza e l’antichità di Venezia ma in comunicazione con la modernità attraverso il suo maestoso porto, visibile dall’alto lungo un tratto bellissimo di costa adriatica a pochi passi dalla piazza principale. Continua a leggere

Acido Valproico (Depakin*)

Il valproato o acido valproico (commercializzato in Italia col nome di Depakin*) è un farmaco sedativo, sul mercato da 50 anni e utilizzato principalmente per trattare l’epilessia, il disturbo dell’umore bipolare (tende a smorzare i picchi di euforia e di depressione presenti in questo disturbo) e per prevenire l’emicrania.
A livello chimico, le sue azioni sono:

  • facilitazione del processo di decarbossilazione dell’acido glutammico (reazione che porta alla sintesi del GABA, neurotrasmettitore inibitorio la cui azione sedativa è potenziata anche dalle benzodiazepine)
  • effetto inibitorio su un trasportatore del GABA (detto GAT-1), cosa che fa aumentare la concentrazione di GABA nello spazio sinaptico e, conseguentemente, la sua azione sedativa.
  • aumento della conduttanza di membrana al potassio, che rende i neuroni meno eccitabili.
  • azione sui canali del calcio e del sodio, che fa diminuire la liberazione di glutammato dai neuroni (neurotrasmettitore eccitatorio responsabile del propagarsi della corrente epilettogena)

Continua a leggere

Triptofano

Amminoacido precursore della serotonina (5-idrossitriptamina), è normalmente presente in molti cibi comuni. Per poter attraversare la barriera ematoencefalica deve essere convertito in OH-Triptofano: all’interno del cervello verrà poi decarbossilato e trasformato in serotonina (ricordo che la serotonina non può attraversare la barriera ematoencefalica e pertanto l’assunzione di serotonina non ha alcun effetto antidepressivo). L’importanza della serotonina nella regolazione del tono dell’umore, dell’aggressività, dell’ansia, del sonno, del comportamento alimentare e dell’ossessività, è cosa nota da tempo e si è visto che nel cervello di soggetti depressi i livelli di serotonina sono più bassi della media e che tale carenza si correla alla gravità della depressione. Il miglioramento della depressione inoltre, si associa ad un innalzamento del livello cerebrale di serotonina.

A questo proposito devo fare una precisazione, perchè diversi pazienti mi chiedono se sia possibile dosare la serotonina con un comune prelievo di sangue: si, è possibile ma non ha alcun significato per valutare il grado di depressione in quanto non c’è alcuna relazione tra livello ematico e cerebrale di serotonina. Ancora, il dosaggio della serotonina cerebrale non si può fare nel soggetto vivo; nel vivente è possibile dosare invece il metabolita della serotonina nel liquor, l’acido 5-idrossi-indolacetico, ma per farlo bisogna praticare una puntura lombare, non priva di rischi e dall’utilità pratica pressochè nulla.

Tornando al nostro OH-Triptofano (detto anche oxitriptano) prodotto dalla ditta Alfasigma Spa possiamo aggiungere i seguenti dati: nel ratto albino, dopo somministrazione di L-5-HTP (oxitriptano), si rileva un aumento di serotonina cerebrale che raggiunge l’apice ai 30 minuti. Nel topo, la dose di 1 g/kg determina l’innalzamento della serotonina cerebrale da 0,58 mg a 20 mg. Nella scimmia la dose di 30 mg/kg aumenta in un’ora i livelli di serotonina cerebrale in maniera considerevole, da due a sei volte a seconda delle regioni esplorate. L’eliminazione avviene per via renale sotto forma di acido 5-idrossi-indol-acetico, catabolita della serotonina. Continua a leggere

Brintellix (Vortioxetina)

 

Aggiornamento del 25 novembre 2021: clicca qui

La Vortioxetina (Brintellix) è un farmaco antidepressivo approvato per il trattamento dei disturbi depressivi che rientra nella categoria farmacologica degli SMS (Serotonin Modulator and Stimulator) per via del suo peculiare meccanismo d’azione, caratterizzato dall’inibizione del reuptake della serotonina e dall’antagonismo o agonismo su numerosi recettori della serotonina, il che dovrebbe potenziarne l’azione antidepressiva.

Approvato nel 2013 dalla FDA per la vendita negli Stati Uniti, nel 2017 è stata approvata la commercializzazione anche in Italia.

La sua azione farmacologica è dovuta per lo più all’inibizione del reuptake della serotonina (agendo in tal senso in maniera analoga agli SSRI) e in misura minore ad altre azioni quali l’agonismo parziale al recettore 5HT1A (che potrebbe aumentare l’efficacia e diminuire alcuni effetti collaterali, specie di tipo sessuale) e l’antagonismo ai recettori 5HT3 (che potrebbe contribuire a diminuire gli effetti collaterali di nausea e agli effetti ansiolitici, nonché quelli pro cognitivi poiché questi recettori sono coinvolti nel rilascio di GABA) e 5HT7 (quest’ultimo è noto essere sito d’azione di altri farmaci antidepressivi).

Tale attività porta oltre alla modulazione dell’attività della serotonina, probabilmente in maniera indiretta anche a quella di noradrenalina, dopamina, istamina, acetilcolina, GABA e glutammato. Tuttavia l’esatta influenza di tali modulazioni nell’attività terapeutica non è nota.

In 11 studi a breve termine (6-8 settimane) condotti per valutare l’efficacia del composto nel trattamento della depressione maggiore, in 7 si è dimostrata superiore al placebo (composto inattivo) nel determinare una riduzione dei sintomi depressivi a dosaggi compresi tra 5-20 mg al giorno (per confronto, dalle revisioni degli studi gli SSRI hanno mostrato efficacia superiore al placebo nel 40% degli studi). Tuttavia, finora non sono stati condotti studi volti a confrontare la reale efficacia di queste due classi di farmaci (vortioxetina ed SSRI). Secondo i risultati di un altro studio, la vortioxetina si sarebbe dimostrata ugualmente efficace alla venlafaxina (un SNRI) ma leggermente più tollerabile, mentre in un altro si sarebbe dimostrata più efficace dell’agomelatina e meglio tollerabile di sertralina, venlafaxina e escitalopram. Tuttavia, tali risultati andranno replicati in studi più ampi.

I risultati nel trattamento dell’ansia generalizzata sono invece contrastanti e sembra essere poco o per nulla efficace nel trattamento di tale patologia.

La molecola sembra avere un effetto positivo sui sintomi cognitivi della depressione, migliorando ad esempio velocità di elaborazione e memoria, tuttavia tali osservazioni andranno replicate in altri studi.

Gli effetti collaterali sono stati simili a quelli causati dagli SSRI\SNRI per via del simile meccanismo d’azione e quindi costituiti soprattutto da nausea, disturbi gastrointestinali (come costipazione, diarrea, flatulenze), vertigini, bocca secca e disfunzioni sessuali (anorgasmia, disfunzione erettile, riduzione libido). Tuttavia alcuni di questi effetti collaterali, come ad esempio quelli sulla sfera sessuale, sembrerebbero essere meglio tollerabili di quelli causati dagli SSRI/SNRI. Alcuni di questi effetti collaterali, tendono a diminuire nel corso delle prime settimane di trattamento (come quelli di natura gastrointestinale) mentre quelli sessuali tendono a persistere nel corso dell’assunzione.

Vi fornisco qui di seguito, il link per accedere alla scheda tecnica ufficiale e completa di Brintellix redatta dall’AIFA, ente governativo italiano che si occupa di farmacovigilanza: https://farmaci.agenziafarmaco.gov.it/aifa/servlet/PdfDownloadServlet?pdfFileName=footer_000911_043187_RCP.pdf&retry=0&sys=m0b1l3

Buona lettura,

A. Mercuri

Depressione

La depressione è un disturbo dell’umore caratterizzato da un insieme di sintomi cognitivi, comportamentali, somatici ed affettivi che, nel loro insieme, sono in grado di diminuire in maniera da lieve a grave il tono dell’umore, compromettendo il “funzionamento” di una persona, nonché le sue abilità ad adattarsi alla vita sociale.

La depressione non è quindi, come spesso ritenuto, un semplice abbassamento dell’umore, ma un insieme di sintomi più o meno complessi che alterano anche in maniera consistente il modo in cui una persona ragiona, pensa e raffigura se stessa, gli altri e il mondo esterno. La depressione talvolta è associata ad ideazioni di tipo suicida o autolesionista, e quasi sempre si accompagna a deficit dell’attenzione e della concentrazione, insonnia o ipersonnia, disturbi alimentari, estrema ed immotivata prostrazione fisica. La depressione fa parte dei disturbi dell’umore, insieme ad altre patologie come la mania e il disturbo bipolare. Essa può assumere la forma di un singolo episodio transitorio (si parlerà quindi di episodio depressivo) oppure di un vero e proprio disturbo (si parlerà quindi di disturbo depressivo). L’episodio o il disturbo depressivo sono a loro volta caratterizzati da una maggiore o minore gravità. Quando i sintomi sono tali da compromettere l’adattamento sociale si parlerà di disturbo depressivo maggiore, in modo da distinguerlo da depressioni minori che non hanno gravi conseguenze e spesso sono normali reazioni ad eventi luttuosi. L’episodio depressivo maggiore è caratterizzato da sintomi che durano almeno due settimane causando una compromissione significativa del funzionamento sociale, lavorativo o di altre aree importanti. Fra i principali sintomi si segnalano: Continua a leggere

La mia psicoterapia

Io sono medico psicoterapeuta, cognitivo-comportamentale di formazione ma non di fatto. Nella pratica cioè, non riesco ad aderire in modo dogmatico a nessuna scuola di psicoterapia ma prendo ciò che ritengo intelligente, un po’ da tutte. In particolare, miro ad inserire il paziente entro ritmi e modi di vivere più naturali e tradizionali perché, come ho constatato e dichiarato più volte, gran parte della sofferenza psicologica oggi non è dovuta ad una specifica malattia psichiatrica del soggetto ma all’incapacità di adattarsi ad uno stile di vita follemente diverso da quello tradizionale, che rimanendo costante nel corso di centinaia di millenni ha plasmato i nostri corpi e le nostre menti. Se siamo stati cioè per centinaia di migliaia di anni nomadi liberi nelle foreste, che vivevano cacciando e raccogliendo radici, il nostro corpo e la nostra mente si sono conformati geneticamente su quei modi di vivere: possiamo ora essere felici trascorrendo gran parte della nostra vita chiusi in una stanza col neon acceso ed un computer davanti? E tra chi si ammala di ansia e depressione, in queste condizioni, e chi non si ammala, chi è più “normale”?
Qualcuno potrebbe sorridere pensando che io voglia curare i pazienti mandandoli a pascolare le pecore: no, dobbiamo vivere la nostra epoca, ma dobbiamo farlo consapevoli che stiamo forzando i nostri meccanismi psicologici e che, rientrando per quanto possibile in risonanza con la nostra vita passata, possiamo raggiungere anche oggi un’ armonia psicologica.
Come vedete, per me la psicoterapia non è cercare nell’infanzia i perché ci si mangia le unghie o insegnare la tecnica per ingannare le ossessioni ma qualcosa di molto più vasto e profondo che dia al paziente, nel più breve tempo possibile, la capacità di vivere in armonia con le proprie esigenze naturali, oggi purtroppo ignorate e soffocate.
Riguardo al rapporto tra utilità sociale e felicità, vita moderna e disagio psichico, abuso di psicofarmaci e malattia psichiatrica e sulle cause della tossicodipendenza, qualche anno fa ho scritto un libro, “Quarant’anni di riflessioni” ,nel quale espongo in dettaglio ciò che dovrebbero essere i caposaldi di ogni psicoterapia proficua; l’ho chiamato manuale di auto-psicoterapia perché vi sono racchiusi alcuni principi fondamentali che chiunque può apprendere anche da solo.

Angelo Mercuri

Mirtazapina: è veramente un antidepressivo?

E’ emerso recentemente, dalle ricerche di psicofarmacologi obiettivi perchè indipendenti, che il potere antidepressivo della Mirtazapina sia da mettere fortemente in dubbio e questo è confermato dalla mia esperienza e  dalle opinioni dei pazienti, i quali sono tutti concordi nel dire che essa migliora solo il sonno e l’appetito (ma per un periodo tra l’altro limitato).

Ecco l’articolo di un famoso e onesto psicofarmacologo: https://psychotropical.com/mirtazapine-a-paradigm-of-mediocre-science/

Ecco le opinioni dei pazienti:

https://www.qsalute.it/remeron/

https://www.meamedica.it/depressione-antidepressivi-altro/mirtazapina

La Mirtazapina si comporterebbe in realtà solo da potente antiistaminico comportando un forte aumento di appetito, peso e sonno. Il miglioramento dell’umore sarebbe solo una temporanea conseguenza del miglioramento del sonno e della conseguente brusca caduta dei livelli di cortisolo (ormone dello stress); però, l’effetto antiistaminico, responsabile di miglioramento rapido di sonno e appetito, va via via affievolendosi e altri effetti non compaiono. Si potrebbe quindi concludere che la Mirtazapina è utile nell’immediato per migliorare sonno e appetito del depresso, ma va associata ad altri psicofarmaci che siano veramente antidepressivi anche nel lungo periodo.

Vi rimando comunque al mio articolo precedente del 20 maggio 2018 (clicca QUI) dove trovate la farmacologia ufficiale della Mirtazapina, ciòè il suo meccanismo d’azione e i suoi effetti secondo la Casa produttrice e secondo gli organi governativi di  controllo (FDA in America, AIFA in Italia).

A. Mercuri

Anafranil: Il migliore antidepressivo

(Aggiornato al 2 gennaio 2023)

Sempre più mi convinco, dalla mia pratica clinica e da ciò che via via vado leggendo nella letteratura scientifica, che il vecchio antidepressivo Clomipramina, (vedi mio articolo precedente) sintetizzato all’inizio degli anni 60 del novecento, sia rimasto il migliore in commercio.
Appartiene alla categoria degli antidepressivi triciclici, insieme ai noti Amitriptilina (Laroxil) e Nortriptilina (Noritren), entrambi molto efficaci ma con proprietà un po’ diverse. Dagli anni sessanta ad ora, sono state sintetizzate molte altre molecole antidepressive, ben note a tutti: fluoxetina, sertralina, mirtazapina, paroxetina, venlafaxina, ecc. Continua a leggere

Psicoterapia cognitivo-comportamentale della depressione

La psicoterapia cognitivo-comportamentale a differenza di quella psicoanalitica non è nota a tutti perchè è più recente e molto tecnica; personalmente ho deciso di adottare prevalentemente questo indirizzo psicoterapico perchè ha solide basi scientifiche, è di breve durata e la sua efficacia è provata e documentata. Oggi vorrei focalizzare l’attenzione sulle principali tecniche utilizzate nella depressione; ci tengo a precisare che ciò che segue è solo un breve riassunto che schematizza e standardizza il percorso terapeutico che deve però essere poi modificato e adattato caso per caso.

La psicoterapia cognitivo comportamentale della depressione si basa sostanzialmente sull’uso combinato di tecniche comportamentali prima e cognitive poi.

Tecniche comportamentali

1) Organizzazione e strutturazione del tempo libero

Il paziente depresso tende a trascorrere il proprio tempo libero nell’ozio e nel rimuginio sterile dei soliti problemi senza cercare soluzioni valide per risolverli; ciò evidentemente aggrava lo stato depressivo. Il terapeuta pertanto concorda insieme al paziente uno schema di attività da svolgere durante la settimana cominciando da quelle che il paziente considera più gratificanti.

2) Far riaprire il paziente ai rapporti sociali

Una delle caratteristiche peculiari della depressione è la chiusura in se stesssi. Il paziente depresso infatti non provando più piacere nelle relazioni sociali tende ad evitarle. Il terapeuta pertanto aiuta il paziente a riavvicinarsi gradualmente agli altri nonostante nei primi tempi non provi soddisfazione ed interesse nel far ciò.

3) Allenare all’assertività

L’assertività è una qualità positiva che si esprime nei rapporti sociali e si basa sul contemporaneo rispetto di se stessi e degli altri; la persona assertiva cioè ha una buona dose di autostima ma è aperta, altruista, rispettosa e tollerante nei confronti degli altri. Continua a leggere