In questa sezione del sito, cercherò di fornire le informazioni più rilevanti sugli effetti degli psicofarmaci.
Zuclopentixolo (Clopixol*)
/0 Commenti/in In Evidenza, Psicofarmaci, Tutti gli art.Lo Zuclopentixolo, nome commerciale Clopixol*, è un potentissimo sonnifero e tranquillante disponibile anche in gocce e appartenente alla classe dei tioxanteni. Mostra un’elevata affinità per i recettori della dopamina D1 e D2, a livello dei quali esercita un’attività di antagonismo, come tutti gli antipsicotici. In particolare, il blocco dei recettori dopaminici a livello del sistema dopaminergico mesolimbico, è verosimilmente responsabile dell’attività antipsicotica mentre, a livello nigro-striatale, è causa di disturbi extrapiramidali (Parkinsonismo jatrogeno, ad alti dosaggi e per periodi prolungati) e a livello prefrontale è responsabile dei deficit cognitivi, della mancanza di iniziativa e di motivazione (sempre ad alti dosaggi). Ancora, il calo di tono del sistema dopaminergico nelle zone cerebrali preposte al senso del piacere, è responsabile della sua azione depressogena sull’umore (alti dosaggi).
Lo zuclopentixolo è caratterizzato da marcati effetti sedativi anche a dosaggio basso, da effetti antipsicotici e antiallucinatori.
Agisce inoltre: Continua a leggere
Nozinan
/17 Commenti/in Psicofarmaci, Tutti gli art.La levomepromazina (nome commerciale Nozinan, sul mercato dal 1959) è un potente tranquillante appartenente alla famiglia delle fenotiazine (come Largactil, Talofen, Trilafon). Le sue proprietà sedative e antipsicotiche sono dovute alla potente azione antidopaminergica, antiistaminica e anti-alfa 1 adrenergica centrale della molecola. Nozinan viene utilizzato, ad alto dosaggio, in tutti quei disturbi mentali dove prevalgano eccitamento psicomotorio, delirio, allucinazioni; a basso dosaggio invece può essere utilizzato nelle forme gravi d’ansia o d’insonnia, Continua a leggere
Talofen gocce introvabile
/0 Commenti/in In Evidenza, Psicofarmaci, Tutti gli art.ATTENZIONE: chi fosse alla ricerca di Talofen gocce sappia che sono disponibili alcune confezioni presso la farmacia Morelli di Venezia 041 522 4196 morellifarmacista@libero.it
Da un po’ di tempo manca nelle farmacie il prodotto Talofen gocce, forse per un difetto del contagocce ma, cosa ci sia dietro realmente, non lo so; fatto sta che molte persone che lo assumevano mi telefonano per sapere con cosa sostituirlo. La risposta non è una sola perché dipende dal motivo per cui lo si assume. In generale, il Talofen ha due indicazioni: 1) ad alto dosaggio si usa per problemi mentali gravi caratterizzati da forte agitazione, come le forme maniacali, deliranti-allucinatorie oppure le demenze; 2) a basso dosaggio, per problemi seri sì, ma di persone complessivamente “normali” che hanno solo episodi o brevi periodi di forte insonnia, ansia o tensione nervosa. Ciò che posso dire io riguardo ai casi gravi e cronici, è che va scelto come alternativa un farmaco dotato delle stesse caratteristiche e cioè anti-dopaminergico (agisce sull’ideazione), anti-colinergico (mitiga gli effetti parkinsonizzanti degli antidopaminergici) e anti-istaminico (calma e favorisce il sonno) come possono essere, ad esempio, Trilafon, Largactil, Entumin, Clopixol e Nozinan. L’aloperidolo (Serenase, Haldol) invece, essendo solo anti-dopaminergico, non è un buon sostitutivo.
Nel caso poi delle persone sostanzialmente normali, direi che la scelta si restringe un po’; Entumin e Clopixol in gocce possono essere dei buoni sostitutivi, ma attenzione: sono molto potenti Continua a leggere
Aloperidolo
/9 Commenti/in Psicofarmaci, Tutti gli art.E’ un farmaco antipsicotico ed è il capostipite della famiglia dei butirrofenoni, una delle 5 classi di antipsicotici. È dotato di effetto antidelirante, sedativo e antiemetico. È il farmaco antidelirante e antiallucinatorio per eccellenza. I più comuni nomi commerciali in Italia sono Serenase ed Haldol.
È stato scoperto in Belgio nel 1958 da Paul Janssen (medico e ricercatore farmaceutico) durante alcune ricerche sugli antidolorifici derivanti dall’oppio. Usato nei pazienti psichiatrici per trattare l’agitazione psicomotoria, si rivelò un potente antipsicotico a dosi di molto inferiori a quelle della clorpromazina e divenne uno dei farmaci più utilizzati in psichiatria. Continua a leggere
Entumin
/6 Commenti/in Psicofarmaci, Tutti gli art.Il principio attivo di Entumin è la Clotiapina che fa parte del gruppo delle dibenzapine, uno dei 5 gruppi di “tranquillanti maggiori” o “neurolettici” (gli altri sono: fenotiazine, butirofenoni, tioxanteni e benzamidi). Fu messa in commercio nel lontano 1970.
Come tutti i neurolettici antipsicotici funziona bloccando in modo più o meno potente e selettivo i recettori dopaminergici cerebrali; ha inoltre, in comune con quasi tutti i neurolettici, proprietà anticolinergiche (bocca secca, tachicardia, disturbi visivi, disturbi della minzione), anti-alfa 1 adrenergiche (ipotensione ortostatica) e antistaminiche anti H1 (sedazione e sonnolenza) sebbene le prime due (anticolinergica e anti-alfa 1 adrenergica) siano piuttosto blande e pressochè inesistenti a basso dosaggio. La terza proprietà invece, quella antiistaminica, è fortemente espressa tant’è che bastano poche gocce, in genere 5 per indurre rapidamente il sonno. Continua a leggere
Un’alternativa alle Benzodiazepine
/194 Commenti/in In Evidenza, Psicofarmaci, Tutti gli art.Spesso mi trovo di fronte a casi di insonnia ostinata, persone che passano la notte sveglie in uno stato d’animo penoso nonostante assumano i più prescritti farmaci per dormire, le benzodiazepine (BDZ): Tavor, Valium, En, Lexotan, Minias, Pasaden, Stilnox, ecc. Ovviamente poi, essendo questa un’insonnia patologica, tali persone affronteranno la giornata successiva stanchi, di cattivo umore, frustrati.
Innanzitutto, le benzodiazepine stesse possono causare insonnia principalmente per due motivi:
1) Effetto di rimbalzo (effetto rebound) è un ritorno improvviso di ansia intensa o di insonnia ribelle, a distanza di 1-2 ore dall’assunzione della consueta dose di farmaco ed è provocato dalla brusca cessazione dell’effetto: si chiama “effetto rimbalzo” perché il meccanismo con cui ricompare il malessere è simile a quello di una molla tenuta compressa e poi improvvisamente rilasciata: la benzodiazepina comprime l’ansia ma non la elimina quindi a fine effetto, ci sarà un rimbalzo esplosivo d’ansia.
All’inizio del Continua a leggere
Disturbi gastrointestinali da antidepressivi
/9 Commenti/in In Evidenza, Psicofarmaci, Tutti gli art.Sono quasi esclusivamente lamentati da chi assume un cosiddetto post-ATC (ATC significa in gergo Antidepressivo Tri Ciclico) cioè una molecola facente parte di quella nuova generazione di antidepressivi successiva ai triciclici (Clomipramina, Anafranil*e Amitriptilina, Laroxil* sono i più noti e ancora usati) e il cui capostipite è stato il famosissimo Prozac (fluoxetina, 1990 circa). Inappetenza, nausea, vomito, diarrea, perdita di peso sono sintomi lamentati dal 50% di comincia ad assumere un post-ATC e possono durare da qualche giorno a qualche settimana, poi si attenuano; sono inoltre dose dipendenti nel senso che, se si sale gradualmente partendo da bassi dosaggi (dando il tempo all’organismo di abituarsi), sono più blandi e sopportabili.
Responsabile di tali disturbi è il brusco aumento di serotonina che è un potente stimolante diretto e indiretto dell’apparato gastrointestinale. Coi Triciclici, pur essendo anch’essi dotati di una componente serotoninergica, i disturbi da serotonina sono ampiamente compensati dall’effetto anticolinergico, che tende a ridurre l’attività gastrointestinale incrementando, fin dall’inizio, appetito e peso e dando, all’opposto, rallentato transito intestinale con possibile stitichezza (a dosaggio alto e in persone predisposte). I più implicati tra i post-ATC nei disturbi gastrointestinali, sono fluvoxamina (Maveral*), fluoxetina (Prozac*) per tutti i disturbi, venlafaxina (Efexor*) per nausea e vomito, sertralina (Zoloft*) per diarrea. Il meno coinvolto sembra essere l’escitalopram (Cipralex*).
La mirtazapina (Remeron*) invece, non dà disturbi gastrointestinali anzi, per la sua proprietà di bloccare i recettori 5-HT tipo 3 del cervello (un sottotipo di recettori per la serotonina, la quale è anche denominata 5-HydroxyTryptamine da cui l’acronimo) ha un effetto anti-nausea e anti-vomito che può essere fruttato per correggere i disturbi gastrointestinali degli altri post-ATC. Continua a leggere
Depressione da antidepressivi: disforia tardiva
/3 Commenti/in In Evidenza, Psicofarmaci, Tutti gli art.La Disforia tardiva è una patologia iatrogena caratterizzata da stati di depressione ed ansia che emergono a seguito di un trattamento prolungato con farmaci antidepressivi selettivamente serotoninergici (SSRI) (1).
Il termine è stato introdotto nel 1994, sette anni dopo l’immissione in commercio del primo SSRI, il Prozac (Fluoxetina), salutata al suo arrivo come la “Pillola della Felicità” ma poi rivelatasi per molti, la “pillola della disperazione”; prima dell’immissione in commercio degli SSRI, quando gli antidepressivi in uso erano i non selettivi I-MAO e Triciclici, non era nota una simile condizione clinica, probabilmente perchè non esisteva.
Ma cos’è la disforia tardiva? E’ una condizione che, in alcuni soggetti, si sviluppa in seguito ad un trattamento prolungato con antidepressivi SSRI e comporta non solo il ritorno della depressione (nonostante il trattamento continui), ma comporta il ritorno di una depressione resistente al trattamento farmacologico. Sorprendentemente, un aumento di dosaggio o l’associazione di più antidepressivi, non risulta per nulla utile ma anzi, peggiora il quadro. L’unica terapia della disforia tardiva è la sospensione graduale dell’antidepressivo. Le cause precise di tale condizione e i motivi per cui alcune persone vi incorrono e altre no, non sono ancora chiare ma sembra che siano il risultato di meccanismi compensatori che il cervello mette in atto per contrastare ed annullare l’aumento artificiale di serotonina; tali meccanismi compensatori, in alcuni soggetti, sarebbero probabilmente tanto efficaci da annullare totalmente e anzi, superare gli effetti del farmaco. Ad esempio:
- il farmaco si lega ai trasportatori della serotonina tentando di bloccarli? E questi aumentano di numero o trovano in modo di cambiare forma per ingannare l’antidepressivo;
- il farmaco fa aumentare il livello di serotonina nel cervello cosicchè questa stimola dippiù i propri recettori? E il cervello compensa diminuendo il numero di recettori per la serotonina sui propri neuroni; e così via (2).
Un certo grado di tolleranza, Continua a leggere
Nausea da Antidepressivi
/0 Commenti/in In Evidenza, Psicofarmaci, Tutti gli art.Uno degli effetti collaterali iniziali più fastidiosi degli antidepressivi serotoninergici può essere la nausea (e talvolta il vomito) provocati dalla stimolazione, da parte della serotonina, dei propri recettori di tipo 5-HT3 (che non sono quelli implicati nell’azione antidepressiva). Premetto che, abitualmente, tale fastidioso sintomo può essere minimizzato partendo da un basso dosaggio di farmaco, aumentato poi gradualmente. In ogni caso, comunque, la nausea abitualmente scompare nel giro di una settimana dall’inizio del trattamento perché i recettori serotoninergici 5-HT3 sia intestinali (vagali) che centrali (cioè del cervello) entrambi responsabili di nausea e vomito, si desensibilizzano spontaneamente. Come si capisce, il motivo dell’insorgenza della nausea con l’inizio del trattamento con antidepressivi serotoninergici, è che tali farmaci fanno aumentare la serotonina nel sangue, la quale serotonina si lega ai su menzionati recettori per la nausea 5-HT3. Ma cosa si può fare per evitare o eliminare tale nausea?
L’accorgimento principale è quello dell’aumento graduale della dose, come sopra già riferito. Il secondo provvedimento, se necessario, può essere l’assunzione contemporanea di una modica dose di Mirtazapina, un altro antidepressivo che ha la singolare capacità di occupare (senza stimolarli!) i suddetti recettori 5-HT3 sia periferici che centrali i quali divengono così, indifferenti alla serotonina circolante.
Da notare che la Mirtazapina ha anche proprietà antiistaminiche che contribuiscono ad eliminare la nausea e favoriscono il sonno.
Ancora, come specifici anti 5-HT3 e senza effetti psicotropi, troviamo l’Ondansetron e i suoi derivati, molto usati anche per la nausea provocata dalla chemioterapia antitumorale.
Altri farmaci che possono contrastare la nausea da antidepressivi serotoninergici ma in modo meno mirato e selettivo, sono gli anti-dopaminergici (molto usati sono l’amisulpiride o la levosulpiride perché, a basso dosaggio, hanno anche un effetto antidepressivo), gli anticolinergici anti-muscarinici e gli anti-istaminici anti H1. Queste ultime tre categorie sono abbastanza efficaci, ma certamente meno della mirtazapina e dell’ondansetron perché, a differenza di questi ultimi due, non vanno al cuore del problema (che è appunto una stimolazione eccessiva dei recettori serotoninergici 5-HT3). Tuttavia funzionano perché la zona dell’encefalo preposta alla percezione della nausea non ha solo recettori 5-HT3 ma anche recettori per la dopamina, per l’istamina e per l’acetilcolina la cui inibizione fa diminuire, in ogni caso, la sensazione di nausea. Resta tuttavia il fatto che sono meno efficaci perché meno mirati.
Angelo Mercuri
Angelo dott. Mercuri
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