Panico, attenti alla terapia!

Cari lettori, ho già descritto il disturbo di panico nelle sue linee essenziali, nel precedente articolo “Disturbo di panico: tra neurologia e stile di vita”. Qui volevo solo parlare brevemente della sua terapia.

Non c’è in realtà molto da dire su di essa: generalmente, qualsiasi medico sa che il cardine della cura sono i farmaci antidepressivi, in particolare quelli serotoninergici. Questo significa che se avete attacchi di panico e prendete un antidepressivo serotoninergico, nel giro di qualche settimana gli attacchi scompariranno o si faranno più radi e meno intensi. Risolto il problema dunque? No.

In realtà purtroppo, gli antidepressivi funzionano per qualche anno, ad essere ottimisti, poi il panico torna nonostante si continui la terapia; spesso nemmeno un aumento di dose o un mix di più farmaci può servire a ripristinare l’effetto farmacologico antipanico dei primi mesi di terapia. Anzi: gli antidepressivi tendono a cronicizzare la malattia per la quale vengono assunti (depressione, ossessioni, fobie, panico, ansia cronica, timidezza) e a peggiorarla. Non è raro poi il caso in cui una persona assume antidepressivi continuativamente per anni allo scopo di tenere a bada Continua a leggere

Uso cronico di benzodiazepine

Cari lettori, come sapete prendere continuativamente benzodiazepine (BDZ) per lungo tempo è estremamente dannoso e io lo sto predicando da diversi anni. Lo faccio per un motivo, soprattutto: chi assume BDZ cronicamente, sviluppa disturbi mentali che non avrebbe mai sviluppato senza tale dipendenza. Ci sono persone che cominciano ad assumere BDZ per fastidi leggeri e comuni come ansia e insonnia anche modeste e poi vi ci rimangono invischiate sviluppando negli anni una forma ansioso depressiva cronica, tipica delle BDZ; e quasi nessuno riesce a mettere in relazione lo sviluppo di tale disturbo mentale con l’assunzione cronica di BDZ, anzi: guai a toccargliele, quelle “sono l’unica cosa che dà un po’ di sollievo alla mia ansia”, mi sento dire! Finisce così che, molte persone mal consigliate, finiscono per rovinarsi aggiungendo l’antidepressivo (e, spesso, non solo questo ma magari anche Lyrica , Depakin, Seroquel o altre delizie di questo tipo) trasformandosi così da persone normali in pazienti psichiatrici. Ecco perché ho scritto una dispensa sulla dipendenza dalle BDZ ed ecco perché continuo a parlarvene: dovete considerare che in Italia, ad esempio, il 5% della popolazione assume BDZ in modo continuativo e cronico (cioè da almeno un anno) il che si traduce in 3 milioni di italiani schiavi delle BDZ. Continua a leggere

Tianeptina, un super-antidepressivo misterioso

La Tianeptina, una molecola sintetizzata in Francia nel 1960, è un farmaco ad attività ansiolitica, antidepressiva e broncodilatatrice appartenente chimicamente alla classe degli antidepressivi triciclici ma completamente diversa da questi per meccanismo d’azione ed effetti collaterali: agisce in modo tutto suo, senza aumentare i livelli dei neurotrasmettitori serotonina, noradrenalina o dopamina, senza stimolarne o inibirne i recettori e senza dare effetti collaterali di tipo anticolinergico, sedativo, cardiovascolare e sessuale. È utilizzato a volte anche nel trattamento dell’asma e dell’intestino irritabile. Attualmente è in vendita in alcuni paesi europei come la Francia e l’Austria ma per ragioni commerciali non in Italia, dove è tuttavia possibile richiederne l’importazione con il nome di Stablon o Coaxil.

La Tianeptina ha dimostrato di avere un effetto antidepressivo (nel trattamento della depressione maggiore) comparabile a quello di comuni antidepressivi come fluoxetina, amitriptilina, clomipramina e altri ma con molti meno effetti collaterali. Possiede inoltre un’attività ansiolitica che si affianca e completa l’attività antidepressiva e una attività psicostimolante e migliorativa dei deficit cognitivi indotti dalla depressione. Continua a leggere