Curare la mente con la cultura: BIBLIOTERAPIA

Libro: “L’uomo che amava solo i numeri”

Paul Erdòs è stato un famoso matematico ungherese del 1900 che ha contribuito a sviluppare la teoria dei grafi, da cui poi è sorta la teoria delle reti. Era un uomo strano, un genio folle, per il suo stravagante stile di vita. Non amava le donne ma solo sua madre, era tossicodipendente da caffeina e poi da amfetamine, odiava gli alcolici, era vagabondo nel vero senso perchè aveva rifiutato una cattedra di insegnamento fissa e una casa. Girava il mondo con due valige sempre in cerca di amici matematici che lo ospitassero e coi quali fare nuove scoperte. Continua a leggere

Libro: Link, la scienza delle reti

Bellissimo libro del fisico teorico ungherese Albert-Làszlò Barabàsi, molto originale per il tema trattato e per la disinvoltura e semplicità con cui discorre di una materia così complessa; parla delle reti cioè di quelle entità fisico-matematiche costituite da migliaia di elementi che interagiscono tra loro in modo dinamico facendo emergere un utile risultato unitario: le famose sinfonie classiche di Bach, Mozart, Beethoven, sono il risultato dell’interazione in rete dei suoni dei singoli strumenti musicali; la vita, è il risultato dell’interazione reciproca di miliardi di cellule; la produzione di una proteina, è il risultato del funzionamento sinergico di migliaia di geni; un pensiero è il risultato dell’attività elettrica ordinata di milioni di neuroni; e, naturalmente, Internet è il risultato dell’interazione di miliardi di utenti. Ecco, la scienza delle reti, studia le leggi fisico-matematiche che governano tali interazioni: la cosa affascinante è che tutte le reti complesse, qualsiasi sia la loro composizione, funzionano nello stesso modo.

Tempo addietro, vi consigliavo il libro di Gerd Gigerenzer “Le decisioni intuitive” che tratta di quelle decisioni che prendiamo senza pensarci su tanto, che sgorgano spontanee ascoltando l’intuito, cioè “il cuore” (oppure “la pancia”, come alcuni dicono); è quella che si chiama “intelligenza intuitiva”, all’opposto dell’intelligenza razionale delle faticose decisioni calcolate (e spesso sbagliate).

Ecco, l’intelligenza emotiva o intuitiva, è il risultato di una segreta interazione in rete tra milioni di neuroni del nostro cervello, i quali funzionano seguendo le leggi su esposte per le reti complesse e lo fanno in parallelo e ad un livello sottostante la nostra coscienza; tant’è vero che quella rete funziona meglio quando noi pensiamo o facciamo altro e la lasciamo lavorare in pace: infatti le migliori decisioni intuitive sgorgano limpide e improvvise la mattina poco dopo il risveglio.

Un’ultima cosa: uno dei geni matematici del 1900 che ha posto le basi della scienza delle reti è Paul Erdòs, anch’egli ungherese, e la cui presenza aleggia dall’inizio alla fine del libro di Barabasi, devoto e affascinato ammiratore di tale grande maestro. C’è un bellissimo libro sulla vita e l’opera di Paul Erdòs, scritto dal famoso divulgatore scientifico statunitense Paul Hoffman che si intitola “L’uomo che amava solo i numeri” ; ve lo consiglio!

Angelo Mercuri

Decisioni intuitive: le migliori, per noi

Cari lettori, vi consiglio un libro interessante, che tratta un argomento originale: “Decisioni intuitive: quando si sceglie senza pensarci troppo” dello scienziato cognitivo Gerd Gigerenzer. L’autore, spiega come il nostro cervello e il nostro corpo, siano in grado di risolvere problemi complessi nel modo per noi più conveniente, attraverso un inconscio processo di sommatoria d’un numero enorme di pro e contro e, soprattutto ( e questa è la cosa più sorprendente), dando un peso preciso e differente ai singoli vantaggi e svantaggi: una cosa che mai, coscientemente e razionalmente saremmo in grado di fare.
Fondamentali, sono anche i segnali del corpo che hanno a che fare con la dimensione emotiva: tante volte infatti, dopo aver preso una decisione ragionata, sentiamo che tuttavia, non è quella giusta per noi, e questo lo sentiamo col corpo, tant’è che spesso diciamo: si, sarebbe giusto fare così, ma “io non me la sento”.
Tale capacità e necessità di decidere intuitivamente, è emersa nel corso dell’evoluzione, come adattamento ad un mondo complesso, nel quale giocano un numero enorme di variabili; interessante è notare come sia facile consigliar egli altri, mentre è difficile prendere decisioni riguardanti noi stessi, dove ecco che l’intuito gioca un ruolo fondamentale: da qui il detto “chiedi consiglio a cento ma poi fai di testa tua”.

Ancora, si usa dire, “nel dubbio, astienti” e questo esprime una cosa fondamentale: le decisioni giuste per noi, hanno bisogno del loro tempo per essere prese, tempo in cui è più utile dedicarsi ad altre cose oppure dormire; mentre facciamo altro infatti, oppure dormiamo, il nostro cervello fa i suoi calcoli segreti senza essere disturbato dal ragionamento o dalla stanchezza; e spesso capita che sia proprio al mattino, a mente fresca, che ci ritroviamo la soluzione in mano.
A. Mercuri

Sul fare Sport

ENRICO ARCELLI

Un consiglio che do sempre ai miei pazienti è quello di fare sport regolarmente almeno due-tre volte la settimana, possibilmente un’attività aerobica all’aria aperta, come ad esempio la semplice corsa lenta. L’effetto benefico su tutto l’organismo è cosa risaputa e intuitivamente comprensibile; a livello cerebrale poi vi sono delle modificazioni biochimiche che si traducono in un effetto euforizzante paragonabile a quello dei farmaci antidepressivi ma con ovvie differenze in favore dello sport.
Un bel libro sulla corsa lenta, scritto da un simpatico medico, Enrico Arcelli,    si intitola “Correre è bello”: troverete qui ogni sorta di consigli intelligenti dati da un aristocratico, appassionato, famoso medico dello sport e corridore.

“I tempi di Anika” di Ivo Andric (1892-1975)

Bel racconto di Ivo Andric, scrittore Serbo nato in Bosnia nel 1892. Fu scrittore (premio Nobel 1961), uomo politico e diplomatico, di vasta popolarità nel suo Paese.
Anika è ragazza di un piccolo e reale paese della Bosnia, Dobrun, che per qualche misterioso motivo, tra il bene e il male sceglie il male; sceglie cioè di acquisire potere e notorietà diventando “amica” degli uomini del Paese.
E con la protezione dei più influenti tra essi, che incanta con la sua misteriosa bellezza, colpisce chi la minaccia, la biasima, la critica divenendo di fatto invulnerabile di fronte ai detrattori e alla giustizia perché gli stessi preposti all’ordine pubblico subiscono il suo fascino e rimangono avvinti dalla sua compiacenza.
Esercita la prostituzione ma non chiede soldi e non si arricchisce. Perché lo fa? Perché, mentre le altre ragazze vivono sotto il sole costruendosi un futuro tra figli e famiglia lei vive nell’ombra, in una trincea, combattendo contro un nemico invisibile a tutti? Perché quella propensione naturale per ciò che è losco, proibito, malvagio?
Alle volte si diventa così per aver subito troppi torti quindi per rivalsa sulla famiglia, sulla società, sul mondo intero. Oppure perché alcune persone non hanno gli strumenti cognitivi per emergere nella vita ma, oppressi dall’urgenza interiore di non rimanere anonimi per l’eternità, scelgono il male come via più facile per attirare su di sé l’attenzione e il ricordo.
Comunque non va dimenticato che il padre di Anika era un omicida che ha ucciso un uomo con un bastone solo perché gli rubava un po’ di frutta dall’albero e la madre era una donna di dubbia salute mentale e intelligenza; il fratello di Anika, d’altra parte, era un gracile mentale.
Non mi dilungo oltre, se siete curiosi, leggete il racconto.

A. Mercuri

13 marzo 2019, 44° anniversario della morte di Ivo Andric

Il 13 marzo 1975, 44 anni fa, moriva a Belgrado il grande scrittore serbo di Bosnia, Ivo Andric.

Nel 1961 gli fu conferito il Premio Nobel per la letteratura con la seguente motivazione: «Per la forza epica con la quale ha tracciato temi e descritto destini umani tratti dalla storia del proprio Paese». E io, per lo stesso motivo, desidero ricordare e salutare quest’uomo mite e schivo che, con la forza dell’amore per il proprio Paese, la Bosnia e per il proprio popolo, il popolo Serbo, rinforzò e continua a farlo, il sacrosanto amore e orgoglio che ognuno di noi dovrebbe avere per il proprio Paese. Grazie Andric!

Angelo Mercuri

“Primo amore” di Ivan Sergeevič Turgenev (1818 – 1883)

Ho appena finito di leggere un breve racconto dello scrittore russo Ivan
Sergeevič Turgenev (1818 – 1883) intitolato Primo amore, capitatomi tra le mani per caso.

Mi hanno sorpreso la tensione affettiva e l’accoramento dell’Autore, l’emozione viva che sgorga dai temi della giovinezza, del corteggiamento, dell’attrazione, dell’eterno amore tra uomo e donna; il fascino di una giovane donna che, tra giocosa ingenuità e malizia, incanta gli uomini con la potente sapienza innata conferitale da una natura con lei generosa: una di quelle donne in grado di portare rinnovamento e scompiglio ovunque si spostino.
Racconto struggente, intriso di poesia, malinconia e rassegnazione al destino, ambientato nel paesaggio ameno della campagna russa dell’Ottocento dove la natura entra in magica risonanza coi sentimenti umani, li modella e dà ad essi limiti e senso.
Una storia raccontata tutta d’un fiato, bellissima e avvincente, rimasta fresca, intatta e attuale a distanza di centoquarant’anni dalla stesura: una storia, una melodia, una canzone della natura che oggi, tra condomini e traffico, non canta più nessuno.

A. Mercuri

Orgasmo femminile, curiosità storiche

Alcune ricerche sembrano dimostrare che l’orgasmo femminile, attraverso la contrazione di utero e vagina, faciliti il concepimento creando un ‘risucchio’ verso l’alto del liquido spermatico appena depositato. Tuttavia non vi è certezza riguardo a questo dato biologico.
E’ interessante notare come nei secoli passati, nonostante alcune ingenuità scientifiche (tipo la credenza che anche la donna emettesse il proprio seme all’esterno), l’intuizione avesse tuttavia portato gli eruditi rinascimentali a dare una certa importanza biologica all’orgasmo femminile.

Così scrive Sara F. Matthews Grieco nel capitolo “Corpo, aspetto e sessualità” all’interno del volume Storia delle donne in Occidente, dal rinascimento all’età moderna Ed. Laterza 1991:

“La sola forma di masturbazione consentita dai confessori cattolici e dai medici, era la manipolazione femminile – sia in preparazione del rapporto (per favorire la penetrazione), sia dopo che il marito avesse precedentemente eiaculato e si fosse ritirato – al fine di raggiungere l’orgasmo, aprendo così la ‘bocca dell’utero’ e liberando il ‘seme femminile che, secondo le autorità mediche del XVII secolo, era altrettanto utile alla procreazione di quello liberato dal maschio. Benchè il ‘diritto all’orgasmo’ femminile continuasse ad essere discusso con scrupolo nei manuali per la confessione del XVIII secolo, la maggioranza dei teologi accettava la teoria medica di Galeno circa la desiderabilità o meno dell’appagamento femminile: avrebbe Dio donato alle donne questa fonte di piacere senza uno scopo? Un punto debole in questo ragionamento era il fatto che le donne potevano concepire passivamente e senza piacere, nel qual caso il loro ‘seme’ sarebbe stato assente. Per nulla sconfitta, la scienza medica venne in aiuto alla dottrina e dichiarò che la funzione del seme femminile era quella coadiuvare il suo corrispondente mascolino: se emesso nello stesso momento di quello del maschio, avrebbe portato alla procreazione di una prole più bella.”

Storia della sessualità femminile

Gentili lettori, vi propongo ora, come seguito e confronto con i precedenti articoli sulle fantasie sessuali femminili frutto di una visione attuale della sessualità, la visione della sessualità (e in particolare di quella femminile), presente in Europa nei secoli 16°-17°-18°. E’ un estratto dal famoso testo “Storia delle donne in Occidente Dal rinascimento all’età moderna degli storici Georges Duby e Michelle Perrot Ed. Laterza 1991.

Leggi il Cap. La sessualità, pag. 72

Buona Lettura,

A. Mercuri

 

Donne Sopra

Vent’anni dopo My secret garden” (1973), Nancy Friday scrisse “Women on Top (1992), testo che nuovamente da voce alle donne sul tema fantasie sessuali.  Le donne sono ora più sicure di sè; rispetto alle timide, titubanti ammissioni dei primi anni settanta si esprimono adesso con disinvoltura, con meno sensi di colpa ed è interessante notare come siano orientate verso fantasie  più ‘virilizzate’ da vent’anni di emancipazione iniziata col femminismo in modo rivoluzionario e proseguita più pacatamente con l’acquisizione di alcuni pari diritti con gli uomini: soldi propri, lavoro, potere: e, di conseguenza, con l’acquisizione di fantasie più aggressive e di dominio, anche sul maschio.

Bella è anche l’introduzione dell’autrice “Report From The Erotic Interior”, che esprime un pensiero tipico degli anni settanta: non più condivisibile oggi in toto, ma comunque denso di spunti ancora attuali e interessanti. Buona lettura!

Testo del libro originale: Women on top

A. Mercuri