Curare la mente con le parole: un’illusione o una realtà?
Si sente sempre più spesso parlare di psicoterapia e di persone che frequentano uno psicoterapeuta per risolvere i propri problemi psicologici; ma, innanzi tutto, cosa è la psicoterapia e cosa è uno psicoterapeuta?
La psicoterapia è una scienza e un’arte che servendosi principalmente del colloquio, mira a correggere pensieri, emozioni, atteggiamenti errati e controproducenti in una persona con problemi psicologici o affettivi, motivata a chiedere aiuto e determinata a cambiare; lo strumento principale della psicoterapia è dunque la parola.
La psicoterapia mira quindi a curare il paziente attraverso mezzi esclusivamente psichici contrapponendosi alla psico-farmaco-terapia che tenta invece di migliorare il disagio psico-emotivo modificando direttamente la materia e cioè il cervello.
E lo psicoterapeuta, chi è? Oggi in Italia può fregiarsi del titolo ufficiale di psicoterapeuta lo psicologo o il medico che si sia diplomato presso una delle scuole di formazione quadriennali o quinquennali riconosciute dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (MIUR).
Ci sono due cose da dire a questo punto: la psicoterapia non è solo scienza quindi alle volte una persona intelligente, colta e carismatica può entrare maggiormente in risonanza psicoaffettiva con gli altri di un preparatissimo psicoterapeuta ufficialmente riconosciuto dal MIUR, che studia continuamente e frequenta mille corsi di formazione e di aggiornamento Seconda cosa: il fatto stesso di poter parlare dei propri problemi con una persona disposta ad ascoltarti chiarisce le idee, mette in ordine i pensieri e aiuta a trovare nuove soluzioni, indipendentemente dalla bravura di chi hai di fronte. E qui si tocca un punto fondamentale: se lo psicoterapeuta riesce a cambiarti è perché sa incoraggiarti a fare cose che erano già latenti o in nuce tra le tue più profonde convinzioni. Perché lo psicoterapeuta non è un chirurgo che ti addormenta e ti trasforma: è più simile ad un empatico e arguto suggeritore che riesce a metterti in risonanza coi tuoi talenti sepolti, con le tue inclinazioni inascoltate e con i tuoi più profondi desideri.
Lo psicoterapeuta bravo non ti insegna mai a lottare direttamente contro la patologia che ti affligge ma ti insegna a minimizzarla rendendola inoffensiva attraverso il potenziamento delle tue doti, cosa che si chiama compensazione (vedi anche: “La mia psicoterapia”, “La cultura dello psicoterapeuta”, “La pratica dello psicoterapeuta”).
Spesso infatti, si hanno disturbi nervosi e mentali per motivazioni organiche sconosciute e comunque non modificabili perché su base genetica: un piccolo difetto genetico che si trasmette di generazione in generazione può essere responsabile di una generica predisposizione ai disturbi psichici; ecco perché in psichiatria non si parla mai di guarigione ma di compensazione. E spesso, la modalità con cui gli esseri umani compensano i loro innati difetti mentali o fisici, è stupenda perché porta a opere irrealizzabili da una tranquilla persona perfettamente sana: le onde del mare si scagliano in alto sbattendo contro gli scogli mentre scorrono lievi sulla battigia. Spesso infatti, la smania di fare, di migliorare, di produrre è un tentativo di uscire da stati d’animo penosi e per questo dico sempre ai miei pazienti: non considerate il vostro disagio psico-emotivo come un corpo estraneo da eliminare ma accettatelo come una vostra caratteristica costituzionale sfruttandolo nelle potenzialità positive che ha.
Ma cosa sta dicendo questo, qualcuno penserà! E’ possibile che essere depressi, ansiosi, ossessivi, possa farci fare più strada nella vita?
Ebbene, io dico di si qualora un bravo psicoterapeuta sia in grado di farci cogliere ciò che di fecondo c’è nelle nostre anomalie.
Prendiamo ad esempio le forme ossessive: sono caratterizzate da un tipo di pensiero ripetitivo dove il soggetto non riesce ad archiviare i pensieri che lo turbano ma continua a rielaborarli come un disco incantato, nella stessa maniera improduttiva. Inoltre, l’ossessivo è assai poco adattabile perché è un grande ansioso e non sopporta le novità, è perfezionista provando soddisfazione e senso in quello che fa solo se lo fa al massimo delle proprie capacità. (vedi anche: “Disturbi ossessivi” e “Disturbo ossessivo-Compulsivo)
Ecco: le succitate caratteristiche dell’ossessivo sono deleterie se lasciate incolte ma uno psicoterapeuta bravo sa esortare il paziente ad utilizzarle per qualche opera edificante di lunga gestazione su cui polarizzare i succitati sintomi: la ripetitività del pensiero consentirà allora una dedizione totale all’impresa da compiere; la rigidità e l’ansia porteranno alla forte determinazione nel proseguire in quella direzione mentre il perfezionismo porterà al raggiungimento di risultati eccellenti.
Un altro concetto fondamentale che lo psicoterapeuta deve istillare nel paziente è quello di utilità biologica e sociale: non è concesso agli esseri umani di vivere felici pensando solo a se stessi. L’utilità biologica è la procreazione, che costituisce uno dei compiti principali degli esseri viventi; se non procrei, questo potrà pesarti nell’età adulta o da anziano perché non hai soddisfatto uno dei tuoi principali doveri biologici.
Tuttavia, la mancata procreazione per impossibilità di farlo o per scelta, può e deve essere compensata dall’utilità sociale: se aiuti gli altri, soprattutto se giovani in età fertile, la natura ti premierà con la gioia perché aumenterai le probabilità che tali giovani, raggiungendo un maggiore benessere, possano procreare; ti metti cioè in una condizione di utilità biologica indiretta. Ed ecco che stai rispondendo in pieno alle richieste di madre natura anche se a procreare non sarai tu direttamente (vedi anche “Utilità biologica & Utilità sociale” e “Benessere psichico & Altruismo”
Concludendo, la psicoterapia funziona?
Si, funziona e può essere risolutiva per i disturbi psico-emotivi ma bisogna avere un po’ di fortuna nel trovare lo psicoterapeuta intelligente, empatico, colto non solo di psicologia, e con un forte intuito clinico che lo porti non solo a potenziare le qualità del paziente ma anche a trasformare in produttivi quegli automatismi innati che, se non riconvertiti in bene, producono solo malattia.
Un caro saluto,
A. Mercuri
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