“I tempi di Anika” di Ivo Andric (1892-1975)

Bel racconto di Ivo Andric, scrittore Serbo nato in Bosnia nel 1892. Fu scrittore (premio Nobel 1961), uomo politico e diplomatico, di vasta popolarità nel suo Paese.
Anika è ragazza di un piccolo e reale paese della Bosnia, Dobrun, che per qualche misterioso motivo, tra il bene e il male sceglie il male; sceglie cioè di acquisire potere e notorietà diventando “amica” degli uomini del Paese.
E con la protezione dei più influenti tra essi, che incanta con la sua misteriosa bellezza, colpisce chi la minaccia, la biasima, la critica divenendo di fatto invulnerabile di fronte ai detrattori e alla giustizia perché gli stessi preposti all’ordine pubblico subiscono il suo fascino e rimangono avvinti dalla sua compiacenza.
Esercita la prostituzione ma non chiede soldi e non si arricchisce. Perché lo fa? Perché, mentre le altre ragazze vivono sotto il sole costruendosi un futuro tra figli e famiglia lei vive nell’ombra, in una trincea, combattendo contro un nemico invisibile a tutti? Perché quella propensione naturale per ciò che è losco, proibito, malvagio?
Alle volte si diventa così per aver subito troppi torti quindi per rivalsa sulla famiglia, sulla società, sul mondo intero. Oppure perché alcune persone non hanno gli strumenti cognitivi per emergere nella vita ma, oppressi dall’urgenza interiore di non rimanere anonimi per l’eternità, scelgono il male come via più facile per attirare su di sé l’attenzione e il ricordo.
Comunque non va dimenticato che il padre di Anika era un omicida che ha ucciso un uomo con un bastone solo perché gli rubava un po’ di frutta dall’albero e la madre era una donna di dubbia salute mentale e intelligenza; il fratello di Anika, d’altra parte, era un gracile mentale.
Non mi dilungo oltre, se siete curiosi, leggete il racconto.

A. Mercuri

13 marzo 2019, 44° anniversario della morte di Ivo Andric

Il 13 marzo 1975, 44 anni fa, moriva a Belgrado il grande scrittore serbo di Bosnia, Ivo Andric.

Nel 1961 gli fu conferito il Premio Nobel per la letteratura con la seguente motivazione: «Per la forza epica con la quale ha tracciato temi e descritto destini umani tratti dalla storia del proprio Paese». E io, per lo stesso motivo, desidero ricordare e salutare quest’uomo mite e schivo che, con la forza dell’amore per il proprio Paese, la Bosnia e per il proprio popolo, il popolo Serbo, rinforzò e continua a farlo, il sacrosanto amore e orgoglio che ognuno di noi dovrebbe avere per il proprio Paese. Grazie Andric!

Angelo Mercuri

Amore per le donne

Cari lettori, ecco il tradizionale saluto alle donne russe  che il presidente Putin fa ogni anno, l’8 marzo. Riporto il video del 2018 perchè mi sembra particolarmente significativo riguardo all’importanza che i russi e in testa il loro Presidente, danno alle tradizioni. E’ bella anche la poesia che Vladimir Putin si improvvisa a recitare.

Egli ringrazia con devozione tutte le donne per l’instancabile impegno che profondono in tutto ciò che fanno: amore, figli, marito, lavoro ed è’ evidente come la sua simpatia vada al modello tradizionale di donna, diametralmente opposto a quello tristemente famoso e vuoto di senso di donna femminista, tanto diffuso in America e negli Stati europei occidentali, che tanto danno ha già fatto all’immagine, alla dignità e al valore inestimabile della donna. Il presidente Putin, recita inoltre parte di una poesia del famoso poeta sovietico Andrey Dementyev, di cui vi fornisco il testo completo: Continua a leggere

“Primo amore” di Ivan Sergeevič Turgenev (1818 – 1883)

Ho appena finito di leggere un breve racconto dello scrittore russo Ivan
Sergeevič Turgenev (1818 – 1883) intitolato Primo amore, capitatomi tra le mani per caso.

Mi hanno sorpreso la tensione affettiva e l’accoramento dell’Autore, l’emozione viva che sgorga dai temi della giovinezza, del corteggiamento, dell’attrazione, dell’eterno amore tra uomo e donna; il fascino di una giovane donna che, tra giocosa ingenuità e malizia, incanta gli uomini con la potente sapienza innata conferitale da una natura con lei generosa: una di quelle donne in grado di portare rinnovamento e scompiglio ovunque si spostino.
Racconto struggente, intriso di poesia, malinconia e rassegnazione al destino, ambientato nel paesaggio ameno della campagna russa dell’Ottocento dove la natura entra in magica risonanza coi sentimenti umani, li modella e dà ad essi limiti e senso.
Una storia raccontata tutta d’un fiato, bellissima e avvincente, rimasta fresca, intatta e attuale a distanza di centoquarant’anni dalla stesura: una storia, una melodia, una canzone della natura che oggi, tra condomini e traffico, non canta più nessuno.

A. Mercuri