Richiami ancestrali

Da ” Le Scienze”, settembre 2013

La ricerca di avventure esensazioni forti non è più una caratteristica tipicamente maschile: negli ultimi 35 anni, infatti, le differenze tra uomini e donne in questo campo si sono assottigliate. Donne più intraprendenti? No, maschi più prudenti, come dimostra una metanalisi di studi condotti dai primi anni settanta sul tratto di personalità noto come sensation-seeking

E’ sempre alla ricerca di stimoli e novità, anche a rischio di imbarcarsi in avventure spiacevoli o addirittura pericolose. Chi crede che il soggetto della frase precedente sia necessariamente di sesso maschile si sbaglia di grosso. O almeno, è vittima di uno stereotipo che poteva valere una o due generazioni fa, ma che oggi non ha più ragion d’essere. Perché, a differenza di quanto avveniva appena 35 anni or sono, ora uomini e donne si equivalgono per quel che riguarda l’attitudine che gli psicologi definiscono sensation seeeking, la ricerca di sensazioni forti. Lo ha stabilito un nuovo articolo apparso sulla rivista “Nature Scientific Communication” in cui Catharine P. Cross e Gillian R. Brown della University of St Andrews a Fife, nel Regno Unito, in collaborazione con De-Laine M. Cyrenne, della California State University a Sacramento, riferiscono i risultati di una metanalisi di studi condotti fin dai primi anni settanta. Il sensation seeking è un tratto di personalità che riflette il desiderio incessante di vivere nuove esperienze e provare nuove emozioni, anche se questo comporta una dose di rischio. Questa tendenza può assumere diverse forme, e per questo sono stati elaborati diversi questionari psicologici che valutano la propensione a tentare attività avventurose, praticare sport estremi, viaggiare in luoghi remoti, o ancora a partecipare a feste con musica ad alto volume e fiumi di alcool. Al di là delle preferenze e dei gusti individuali, la ricerca di sensazioni forti ha attirato l’interesse degli psicologi soprattutto perché è ritenuta predittiva di comportamenti con un forte impatto sulla vita della persona, che spesso richiedono un intervento delle strutture sociosanitarie. Gli studi dimostrano infatti che i soggetti che ottengono alti punteggi nei questionari di sensation seekingsono più esposti all’uso e all’abuso di droghe, a causare e subire incidenti, nonché a tenere comportamenti sessuali a rischio. Finora, tuttavia, le statistiche facevano praticamente coincidere ilsensation seeker con un soggetto maschio, tendenzialmente giovane o addirittura adolescente. Ma in quest’ultima ricerca, una metanalisi di studi basati su uno strumento standard, ovvero la quinta edizione della Scala Zuckerman per la Sensation Seeking (SSS-V) e relativi sotto-questionari, si è scoperto che dai primi anni settanta del Novecento in poi, le differenze tra uomini e donne sono rimaste invariate sia nei punteggi dell’SSS-V complessivo sia per quanto riguarda la Disinhibition and Boredom Susceptibility, cioè la tendenza a tenere comportamenti disinibiti e ad annoiarsi. E nel Thrill and Adventure Seeking (TAS), cioè la tendenza a cercare l’avventura o le esperienze emozionanti, la differenza si è assottigliata. Lo stereotipo del giovane maschio alla ricerca di sensazioni forti è destinato a diventare un ricordo del passato? Come interpretare questo risultato? Sono le donne a essere diventate più intraprendenti o sono gli uomini che sono diventati più prudenti? E soprattutto, a che cosa è dovuto questo fenomeno? Si tratta forse dell’indicazione che i recenti cambiamenti culturali stanno determinando una riduzione in alcune delle differenze di genere? Per il primo interrogativo, gli autori sgombrano il campo dai dubbi: sono i maschi che ora tendono ad avere punteggi inferiori nei questionari TAS, mentre quelli delle donne rimangono pressoché costanti. Per quanto riguarda la spiegazione, si fronteggiano invece l’interpretazione culturale (uomini e donne si adeguano fin da piccoli a ruoli stereotipati, che possono cambiare nel tempo) e quella evoluzionistica (la pressione evolutiva ha agito anche sui tratti di personalità maschili e femminili, che rimangono tendenzialmente stabili su scale temporali limitate). La discussione è lunga e articolata, ma la posizione di Cross e colleghi è salomonica: la ricerca non dà indicazioni chiare a riguardo ma si può ipotizzare che i maschi per loro natura siano più portati al sensation seeking; ciò che cambia con il tempo sono le attività che essi trovano emozionanti. Per questo, il questionario TAS forse un po’ datato: al giorno d’oggi, andare sciare è ancora un’esperienza per chi ama le emozioni forti?