In psichiatria e psicologia clinica, la definizione disturbo di personalità indica un disturbo mentale[1][2] con manifestazioni di pensiero e di comportamento disadattivi che si manifestano in modo pervasivo (non limitato a uno o pochi contesti), inflessibile e apparentemente permanente, coinvolgendo la sfera cognitiva, affettiva, interpersonale ecc. della personalità dell’individuo colpito. Si parla di disturbo nel momento in cui tale manifestazione sintomatologica causa disagio clinicamente significativo.[3]

disturbi di personalità sono disturbi mentali inclusi nei più diffusi manuali diagnostici internazionali (es. DSM) e differiscono dai disturbi clinici in quanto sono generalmente egosintonici (per cui la persona difficilmente si rende conto di essere “affetta” da un disturbo e più frequentemente considera i sintomi come tratti peculiari del proprio stile di vita) e alloplastici (la persona tende a cambiare l’ambiente, non se stesso).

Per una diagnosi di disturbo di personalità è necessario che la persona abbia raggiunto la maggiore età: diagnosticare un disturbo di personalità in soggetti adolescenti è un tipico errore in quanto modificazioni ormonali e cambiamenti sociali rapidi potrebbero creare manifestazioni simili, ma non identificabili come veri e propri disturbi (oppure potrebbe trattarsi di un disturbo pervasivo dello sviluppo).

Descrizione

La definizione di disturbo di personalità compare per la prima volta nel DSM-IV, sebbene i disturbi di personalità siano stati descritti in un asse specifico (II asse) nel DSM III. Un disturbo di personalità è definito come un modello abituale di esperienza o comportamento che si discosta notevolmente dalla cultura a cui l’individuo appartiene e si manifesta in almeno due delle seguenti aree: esperienza cognitivaaffettiva, funzionamento interpersonale e controllo degli impulsi (area comportamentale).

Il concetto di “disturbo” sembra ormai superato: esso, come la personalità detta “normale”, si forma dai primi anni di vita fino all’età adulta, è quindi ad un tipo o a un modello di personalità a cui bisogna riferirsi, ad es. “tipo di personalità istrionica” o “modello di personalità istrionica”. Questo perché non si tratta di una personalità “normale” che ad un certo punto diventa “disturbata”, ma una personalità che a seguito di diversi fattori (ambientali, biologici, traumatici, ecc.) può assumere schemi e modelli disadattivi. Molti specialisti tendono a parlare appunto di tipologia o tratti di personalità, riferendosi ai vari disturbi o cluster.

Il pattern deve presentarsi in un’ampia gamma di situazioni sociali e comportare una condizione di disagio, personale, sociale e lavorativo, clinicamente significativa, anche se questo non è sempre riconosciuto dal paziente, il quale manca di insight, ossia non si rende conto del proprio impatto sugli altri (essendo il disturbo di personalità egosintonico) e non tende a cercare aiuto. Il paziente spesso viene quindi spinto da altre persone o dal disagio causato da patologie in comorbilità (ansia, isolamento sociale e depressione, disturbi ossessivo-compulsivi, schizofrenia e psicosi in casi gravi) a rivolgersi ad uno specialista, e solo in seguito può manifestare, quindi, un certo grado di consapevolezza della propria personalità disturbata e volontà di curarsi.

I pazienti con questi disturbi spesso possono manifestare immaturità emotiva e psicoaffettiva, pur essendo intellettualmente normali e senza ritardo mentale.[4] Possono mostrare anche tratti di più disturbi in contemporanea. Tutti di disturbi di questo genere presentano la cosiddetta organizzazione borderline di personalità (da non confondere col disturbo borderline vero e proprio), descritta come una personalità funzionante al limite tra psicosi e nevrosi, con difficoltà di interazione sociale e personale (superiore alle semplici permalosità e timidezza), repentini cambi nell’umore e nell’empatia (esagerata o assente).

La disadattività può insorgere nella prima metà della vita adulta ma può essere visibile già nell’infanzia, generalmente è stabile nel tempo e presenta un carattere inflessibile e pervasivo nelle diverse aree della vita, inoltre, comporta conseguenze in termini di sofferenza soggettiva e limitazioni nelle relazioni e nell’area lavorativa[5][6].

Dal punto di vista eziopatogenetico i disturbi di personalità sembrerebbero associati a eventi potenzialmente traumatogeni subiti in età evolutiva. Il fattore genetico è stato studiato, ma pare spiegare solo in parte i disturbi della personalità.

Classificazione dei disturbi di personalità secondo il DSM-IV

Secondo la quarta edizione del Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorder (DSM IV) dell’Associazione degli Psichiatri Americani (APA), vi sono tre gruppi principali in cui si possono classificare i disturbi di personalità (talvolta i “Gruppi” vengono definiti dagli specialisti “Cluster”, tuttavia nel manuale tale termine non viene usato) [7]. Nel DSM-V è stata proposta l’eliminazione o l’accorpamento con altri come “tratti di personalità” di alcuni di essi (paranoide, schizoide, istrionico, dipendente), poi non attuata, ed eliminati i disturbi Non Altrimenti Specificati, e modificando i criteri di diagnosi.[8][9] In caso di comorbilità si parla di personalità mista. I disturbi sono i seguenti.

Gruppo A

Il gruppo A è caratterizzato da comportamenti considerati “strani” o “paranoici” e dalla tendenza del soggetto all’isolamento e alla diffidenza.[10]

  • Disturbo schizotipico di personalità (da non confondersi con la schizofrenia): comportamenti eccentrici, credenze bizzarre, esperienze sensoriali insolite senza sconfinare nell’allucinazione vera e propria (tipica della schizofrenia)

Non inclusi nel DSM-5:

  • Disturbo paranoide di personalità (da non confondersi con la schizofrenia paranoide o il disturbo delirante): il soggetto mostra tendenza alla paranoia, manie di persecuzione
  • Disturbo schizoide di personalità (da non confondersi con la sindrome di Asperger): isolamento volontario, nessun interesse alla socialità

Gruppo B

Il gruppo B è caratterizzato da comportamenti “emotivi” o “drammatici”, oltre che da scarsa empatia e poco altruismo da parte del soggetto, il quale è egocentrico, narcisista e incentrato perciò eccessivamente su di sé.[10]

  • Disturbo antisociale di personalità (da non confondere col sadismo, che può a volte essere solo un tratto della personalità, senza generare disturbo sadico della personalità; chiamato un tempo “sociopatia”, è meno grave della psicopatia vera): mancanza di empatia, di rimorso e di rispetto delle regole sociali
  • Disturbo borderline di personalità (da non confondersi con il disturbo bipolare o la ciclotimia, il disturbo schizoaffettivo e l’organizzazione borderline): instabilità di pensiero e atteggiamento, cambiamenti d’umore improvvisi, scoppi d’ira ingiustificati, impulsività, pensiero incoerente
  • Disturbo narcisistico di personalità (da non confondersi, nel sottotipo overt, col disturbo antisociale, e, nel sottotipo covert, col disturbo evitante di personalità o con la bassa empatia e concentrazione su di sé della sindrome di Asperger): egocentrismo, scarsa empatia, autostima eccessiva nel tipo overt e bassa nel covert, relazioni sociali superficiali e senza coinvolgimento, intolleranza alle critiche, a volte paranoia
  • Disturbo istrionico di personalità: volontà di essere sempre al centro dell’attenzione

Gruppo C

Il gruppo C è caratterizzato da comportamenti “ansiosi” o “paurosi” e da una bassa autostima del soggetto.[10]

  • Disturbo evitante di personalità (da non confondersi con la fobia sociale che è una forma eccessiva di timidezza, con il narcisismo di tipo covert e la sindrome di Asperger): timore degli altri fino alla paranoia, evitamento (e al contempo sofferenza per l’isolamento sociale), bassa autostima ma alta consapevolezza di sé
  • Disturbo ossessivo-compulsivo di personalità (da non confondersi con il disturbo ossessivo-compulsivo d’ansia): perfezionismo eccessivo
  • Disturbo dipendente di personalità: forte insicurezza, necessità di essere indispensabili e di essere approvati, delegando le responsabilità

Non Altrimenti Specificato (NAS)

Questa diagnosi può essere data quando nessun altro disturbo di personalità definito nel DSM viene riscontrato nel paziente. Sono quattro i disturbi di personalità esclusi dal corpo principale del DSM-IV-TR, al posto dei quali può essere usata questa diagnosi.[10] Questi disturbi possono essere inclusi in altri disturbi della personalità, o esserne caratteristiche. Essi sono:

  • Disturbo sadico di personalità (anche in ambito non sessuale): tendenza alla crudeltà verso gli altri, in cui il soggetto prova piacere
  • Disturbo masochistico di personalità (anche estraneo all’ambito sessuale): il soggetto prova piacere nell’autolesionismo e nella sofferenza
  • Disturbo depressivo di personalità (eliminato dal DSM-IV e V)
  • Disturbo di personalità passivo-aggressivo (incluso nel disturbo dipendente nel DSM-III e DSM-IV[11], espunto dal DSM-V, considerato un sintomo di diversi disturbi): il paziente tende a fare ostruzionismo senza opporsi apertamente a cose che non gradisce, appare incapace o passivo, ma mira nascostamente a evitare le responsabilità, a controllare e/o punire gli altri; questi soggetti accettano, spesso con lamentele, di eseguire compiti che non vogliono svolgere e poi li compromettono, spesso sabotandoli e, col tempo, diventano sempre più ostili e arrabbiati con il mondo esterno.[12]

Sadismo e masochismo possono manifestarsi anche in altri tipi di personalità; possono presentarsi come sadomasochismo, o in concomitanza col narcisismo e la psicopatia (es. sindrome da manipolazione relazionale).[13]

Le analogie alla base di questa divisione sono puramente descrittive, ossia non teoriche né eziologiche. Tra i disturbi di personalità non ancora classificati nel DSM IV abbiamo la cosiddetta personalità sottomessa, attualmente non riconosciuta perché considerata come un insieme di fattori emotivi e non come un disturbo a sè stante.[10]

Classificazione dei disturbi di personalità secondo il DSM-5

Nel DSM-5, da un punto di vista categoriale, rimane invariata la distinzione presente nel DSM-IV-TR, fra i tre cluster di disturbi di personalità. Viene però inserita una visione dimensionale dei disturbi, che permette di classificarli in[14]:

  • Gruppo A: Disturbi di personalità Schizotipico;
  • Gruppo B: Disturbi di personalità AntisocialeBorderline e Narcisistico;
  • Gruppo C: Disturbi di personalità Evitante e Ossessivo Compulsivo.

Sono quindi eliminati quattro disturbi di personalità, perché si ritiene non si abbiano prove sufficienti della loro utilità e validità.

Lo schema a cui si ricorre per diagnosticare i disturbi di personalità, è così composto:

  1. tempo: il soggetto descrive e misura il grado di compromissione funzionale che sperimenta;
  2. tempo: vengono individuati i tratti patologici di personalità in lui presenti;
  3. tempo: si individua la categoria diagnostica del disturbo di personalità.

Classificazione dei disturbi di personalità secondo la classificazione ICD

L’ICD, giunta alla sua decima edizione (ICD-10) classifica i disturbi di personalità in[14]:

  • disturbi di personalità specifici (F60);
  • altri disturbi di personalità e forme miste (F61);
  • modificazioni durature della personalità non attribuibili a danno o malattia cerebrale (F62);
  • disturbi delle abitudini e degli impulsi (F63);
  • disturbi dell’identità sessuale (F64);
  • disturbi della preferenza sessuale (F65);
  • disturbi psicologici e comportamentali associati con lo sviluppo e l’orientamento sessuale (F66);
  • altri disturbi della personalità e del comportamento nell’adulto (F68);
  • disturbi non specifici della personalità e del comportamento nell’adulto (F69).

Note

  1. ^ Berrios, G E (1993). “European views on personality disorders: a conceptual history”. Comprehensive Psychiatry. 34 (1): 14–30. doi:10.1016/0010-440X(93)90031-X. PMID 8425387.
  2. ^ Millon, Theodore; Roger D. Davis (1996). Disorders of Personality: DSM-IV and Beyond. New York: John Wiley & Sons, Inc. p. 226. ISBN 0-471-01186-X
  3. ^ Saß, H. (2001). “Personality Disorders,” pp. 11301-11308 in Smelser, N. J. & Baltes, P. B. (eds.) International encyclopedia of the social & behavioral sciences, Amsterdam: Elsevier doi:10.1016/B0-08-043076-7/03763-3 ISBN 978-0-08-043076-8
  4. ^ I disturbi della personalità
  5. ^ Ammaniti M., (a cura di), (2002), Manuale di psicopatologia dell’adolescenza, Raffaello Cortina editore, Milano.
  6. ^ American Psychiatric Association, 1995.
  7. ^ American Psychiatric Association (2013). Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders (Fifth ed.). Arlington, VA: American Psychiatric Publishing. pp. 645–684, 761–781. ISBN 978-0-89042-555-8.
  8. ^ Come cambia la diagnosi dei disturbi di personalità nel DSM5
  9. ^ Paolo Migone, Riflessioni sul dsm5
  10. ^ a b c d e Nolen-Hoeksema, Susan (2014). Abnormal Psychology (6th ed.). 2 Penn Plaza, New York, NY 10121: McGrawHill. pp. 254–256. ISBN 0077499735.
  11. ^ Widiger, Thomas (2012). The Oxford Handbook of Personality Disorders. Oxford University Press. ISBN 978-0-19-973501-3.
  12. ^ Gilles Delisle, I disturbi della personalità, 1992, p. 146
  13. ^ Sindrome da manipolazione relazionale
  14. ^ a b Ugo Fornari, Trattato di psichiatria forense, Utet Giuridica, 2015

Bibliografia

  • AAVV, Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorder, quarta edizione (DSM IV), American Psychiatrists Association.
  • Kaplan H. I., Sadoch B.J., Grebb J.A., (1997) Psichiatria, VII edizione, Centro Scientifico Editore, Torino.