In questi ultimi anni, la modalità con cui i pazienti cercano aiuto dallo psicoterapeuta è cambiata: non più molte sedute a cadenza settimanale ma una, due, tre sedute al massimo, cercando di prendere il più possibile e poi basta. Farne tesoro e cercare di auto-correggersi. Poi magari si fanno risentire telefonicamente per qualche breve consiglio oppure rispuntano dopo mesi per un nuovo, unico appuntamento.
Questo probabilmente è dovuto a due motivi: il primo e principale è la crisi economica che fa avere meno soldi in tasca alla gente; il secondo, è la tendenza al fai da te delle persone, alimentata da quell’immenso serbatoio di informazioni che è internet. Quindi leggono molto sul web riguardo al proprio problema e arrivano da noi psicoterapeuti già abbastanza preparati, tanto da poter trarre il massimo dalla seduta.
Io credevo che questa modalità di gestire una psicoterapia non fosse efficace, non fosse cioè possibile inquadrare, capire e aiutare una persona vedendola solo due-tre volte; e invece mi rendo conto che lo è. Probabilmente per due motivi:
a) L’impressione iniziale raramente viene smentita nelle sedute successive;
b) E’ nelle prime due-tre sedute che, da entrambe le parti, si libera il massimo dell’energia: la curiosità, per entrambi, di avere di fronte una persona nuova, rende il rapporto estremamente proficuo e vivo.
Insomma, la mia impressione è che il cambiamento, se deve avvenire, avviene nelle primissime sedute o mai più.
Tuttavia, la mole di informazioni e consigli che posso dare al paziente è ovviamente limitata se viene una sola volta (cosa che capita regolarmente quando il paziente viene da lontano); per questo, proprio per adeguarmi a tale nuova realtà, ho scritto le due dispense sottostanti: “Quarant’anni di riflessioni”, impalcatura concettuale della mia psicoterapia, in cui espongo le più comuni cause e rimedi per l’infelicità odierna e “Tranquillanti, come liberarsene” che è rivolto alle moltissime persone che ingenuamente sono cadute nella trappola delle Benzodiazepine, e che assai spesso mi chiedono aiuto.
Un caro saluto,

A. Mercuri

I miei articoli più letti

Cari lettori,

noto che i miei articoli più letti sono quelli sugli psicofarmaci, probabilmente perché moltissime persone li assumono e molte altre ne sono attratte essendo essi la via più veloce per ottenere un sollievo immediato. Come già ho detto molte volte, cominciate una cura con psicofarmaci solo se davvero i vostri problemi sono insopportabili, non prendeteli mai, nemmeno le “goccine per dormire”, pensando che possano apportare piccoli e innocui miglioramenti alla vostra vita. Il malessere psichico che tanto spesso oggi affligge le persone e si traduce in ansia, insonnia e depressione, è un incontro tra caratteristiche biologiche individuali e fattori ambientali; le caratteristiche biologiche determinano una “predisposizione a”, che tuttavia mai porterebbe a malattia se le caratteristiche ambientali ( mancanza di natura, lavoro d’ufficio, traffico automobilistico, chiasso continuo) non fossero quelle deleterie d’oggi.

Siate gelosi delle vostre caratteristiche biologiche innate, sono come i lineamenti del vostro viso: comunque siano, sono sempre una risorsa preziosa e unica che ha solo bisogno di essere utilizzata nel giusto modo. Se siete biologicamente portati per fare gli artigiani, i contadini, i musicisti o gli astrofisici, non arrendetevi, non andate a lavorare in un negozio di telefonia mobile cercando di adattarvici a suon di psicofarmaci ma lottate piuttosto per il vostro obiettivo, non rovinate voi stessi ma abbiate una giusta rabbia contro chi vuole standardizzarvi.  Non tentate di modificare la vostra costituzione con la chimica degli psicofarmaci: è una battaglia persa, con un esito tragico. Agite invece su ciò che di esterno a voi si può modificare perché ingiusto, brutto, e umiliante.

A. Mercuri