Saggezza perduta

Un problema della nostra vita d’oggi è la mancanza di un modello di vita fisiologico cui conformarci che corrisponda alla modalità corretta di usare corpo e cervello per vivere al meglio rispettando le possibilità e i limiti della nostra “macchina”:  come dire, un libretto d’istruzioni, che una volta era tramandato dagli anziani saggi della comunità ma che ora, nell’epoca del sapere illimitato di internet, nessuno conosce e considera più. Si, perché la vita ha alcune regole e istruzioni d’uso così come le hanno il nostro corpo e il nostro cervello.

Proprio oggi che la scienza ci spiega tutto, abbiamo perso le nozioni base: così, dopo aver letto un milione di libri e di pagine web, rischiamo di avere molto meno buon senso di un carrettiere dell’800

Il nostro corpo e la nostra mente hanno regole e pretendono che siano rispettate: tali regole sono legate alla nostra struttura psicofisica costituitasi in quel lunghissimo tempo in cui ambiente e stile di vita sono rimasti costanti, centinaia di migliaia di anni durante i quali ci siamo formati fisicamente e psicologicamente plasmandoci sulle caratteristiche costanti di quell’ambiente e di quello stile di vita. Oggi viviamo in un modo follemente diverso e senza limiti, in un ambiente stravolto, ma ancora con geni e anima di quel tempo. Come potremmo non essere infelici?

Ci sono moltissimi uomini oggi che fanno un uso assolutamente improprio della “macchina corpo-mente” di cui siamo tutti dotati, vivono una vita artificiale e forzata in ambienti artificiali e senza gioia e si domandano poi donde provenga il loro scontento cronico che diventa depressione. Pensano che sia la loro “macchina” a non funzionare, vogliono un “meccanico” che gliela aggiusti con qualche intruglio chimico: ma la loro macchina è a posto, sono loro che la usano male.

Solo due cose possono tenerci ancorati alla realtà: il contatto con la natura e il lavoro fisico.

E’ solo la mia una oziosa considerazione teorica?

Chi ha la Porsche in garage, mi direbbe che sono un emotivo, un fragile filosofo emotivo mentre lui,  uomo pratico e competitivo, vive senza farsi troppe domande, si adegua e vince. E uomini stupidi così ce ne sono moltissimi, anche tra spocchiosi professori che credono o fanno finta di credere nel progresso e nella chimica.

Vi propongo quanto ho scritto nel 2015 nel mio libro “Quarant’anni di riflessioni” ai capitoli Ricerca di omologhi e surrogati”  e Lavoro fisico e lavoro intellettuale” riguardo alla necessità di conformarci ad uno stile di vita più sobrio e naturale.

Buona lettura,

A. Mercuri