Anteprima

                                         Quarant’anni di riflessioni

 

Indice

 Introduzione                                           p. 7

 Anziani                                                         9

  • amati nipotini
  • una testimonianza vivente del passato
  • saggezza, diplomazia, moderazione, politica.

 

      Sugli psicofarmaci

Consumismo, tecnologia e               

      crisi economica                                       52

 

L’eccesso di piaceri e di                    

      comodità: una novità difficile

      da gestire                                                  64

 

Lavoro fisico e lavoro                             

intellettuale                                              93

 

 

I veri progressi dell’umanità              107

 

 

Ricerca di omologhi e

      surrogati                                                 129

 

 

Cercatori di emozioni

      perdute                                                   138

 

 

Tra autoaffermazione

      e autodistruzione:

      un equilibrio instabile                          149

  • Nevrosi
  • anestesia morale
  • l’errore della psicologia

 

Tossicodipendenza                               175

 

 

      Nota biografica                                      202

 

 

 

 

 

                      

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

INTRODUZIONE

 

L’idea dell’opera è nata già molti anni fa come desiderio di pubblicare personali intuizioni e riflessioni sul senso profondo e nascosto del comportamento umano; tali riflessioni son diventate per me negli anni convinzioni, ideali e stile di vita.

Svolgendo successivamente la professione di medico e psicoterapeuta mi sono accorto che i medesimi temi, argomento delle mie riflessioni, costituivano i caposaldi psicologici di ogni persona e divenivano problematiche psicologiche nodali nei miei pazienti.

Così son nati 10 brevi capitoli che non hanno certo la pretesa di trattare gli argomenti in modo completo e specialistico bensì di illustrare quanto le persone con cui ho dialogato trovano utile conoscere in materia al fine di acquisire uno stile di vita più sano.

  1. Mercuri

 

                                          

 

 

                                                   

 

 

 

 

 

 

                                                

 

 

 

 

                                                  

 

                                  Anziani

 

Spesso mi capita di riflettere sulla condizione degli anziani nelle società occidentali: arrivati alla pensione, con figli lontani e salute precaria molti anziani conducono un’esistenza per la quale si stenta a trovare un senso; loro stessi talvolta si domandano perché e per chi sono costretti a vivere. Eppure gli anziani non sono fotocopie sbiadite dei loro anni migliori ma individui con capacità nuove e peculiari: la terza età nella specie umana non è semplicemente una deriva psicofisica conseguente allo sfilacciarsi dell’esistenza ma una fase della vita socialmente indispensabile, ben programmata geneticamente, culturalmente e perfino fisicamente.

A questo proposito l’etologo Danilo Mainardi cita la teoria dello zoologo inglese Wynne-Edwards:

 

Non esiste alcuna reale ragione – sostiene Wynne-Edwards – per ritenere la canizie conseguenza inevitabile della degenerazione senile, tant’è vero che altri pigmenti si mantengono indefinitamente. Anche la calvizie è molto ben localizzata sia come area sia come sesso: gli altri peli rimangono, e anzi talora crescono ancora più vigorosi, come frequentemente si verifica nel caso delle sopracciglia dei vecchi maschi. La conclusione più logica sembra pertanto che questi cambiamenti siano dei veri marcatori del passaggio a un nuovo rango. Stanno a significare che chi li porta è un membro della <<casta degli anziani>>, a cui è dovuto rispetto per la grande esperienza e la capacità di dare utili consigli. Dalla <<casta degli anziani>> vengono comunemente estratti condottieri, giudici, ministri, presidenti, pontefici, nonché, per antonomasia, i senatori 1

 

La vecchiaia come fase della vita umana, naturale e programmata, probabilmente non è sempre esistita ma si è ‘formata’ lentamente nei millenni sotto la pressione evolutiva dell’ insostituibile utilità degli anziani; ai primordi della storia umana cioè gli individui in età fertile di famiglie geneticamente longeve trassero dalla collaborazione e cultura dei parenti anziani un tale vantaggio riproduttivo sugli altri giovani del gruppo  appartenenti a famiglie meno longeve da selezionare gradualmente, di generazione in generazione, una discendenza capace di raggiungere con sempre maggior frequenza, età sempre più avanzate fino agli attuali ottant’anni e oltre.

 

Continua Danilo Mainardi:

 

Egli [Wynne-Edwards] ritiene che da quando l’uomo ha acquisito (attraverso la parola e i suoi derivati) la possibilità di trasferire il cumulo delle sue esperienze alla generazione seguente, il suo arco vitale dev’essere aumentato di 25-30 anni circa, lo spazio compreso tra il termine della fecondità e la morte. E’ questo il periodo in cui si viene a trovare accumulato il massimo bagaglio di esperienze tramandabili. […] Wynne-Edwards assumeva che nessun altro animale, neppure tra i nostri stretti parenti, le grandi scimmie, presenta un lungo periodo di vita post riproduttiva e insieme marcatori fisici specifici della raggiunta anzianità. E riteneva che tale portato evolutivo fosse da ascrivere allo speciale uso umano della trasmissione culturale, tale per cui il prolungarsi della vita può avere un’incidenza positiva per l’esistenza e l’evoluzione dei gruppi sociali.2

 

L’utilità fondamentale degli anziani sta dunque nel loro essere depositari e divulgatori di conoscenza e di memoria storica.

L’antropologo Diamond, studioso delle società tradizionali, ce ne fornisce un altro esempio:

 

…per quanto claudicanti, deboli di vista – se non completamente ciechi – e incapaci di procurarsi il cibo senza l’aiuto dei famigliari, quegli anziani svolgevano un ruolo essenziale nella vita del villaggio.[…] La vecchia che mi trovavo di fronte, dunque, era l’ultima depositaria di quelle esperienze e conoscenze: se l’Isola di Rennel fosse stata colpita da un altro ciclone, la sua conoscenze enciclopedica delle varietà di frutti edibili sarebbe stata l’unica risorsa in grado di proteggere gli abitanti dell’isola dalla morte per inedia. Questo e molti altri episodi ci dimostrano come nelle società prealfabetizzate la memoria degli anziani abbia un’importanza essenziale per la sopravvivenza delle generazioni successive.3

 

Oltre che nella dimensione culturale, l’utilità degli anziani presso le società tradizionali, si estrinseca nella loro possibilità di integrare e facilitare il lavoro dei giovani soprattutto in seno alla famiglia:

 

Dopo i sessant’anni[…] gli uomini achè vanno ancora a caccia di piccoli animali, e in più raccolgono frutti e aprono sentieri nella foresta quando la banda si sposta da un campo all’altro. I vecchi !Kung invece raccolgono vegetali commestibili, piazzano trappole e assistono i più giovani durante le battute di caccia, interpretando le impronte degli animali e proponendo strategie per catturarli. Fra i cacciatori-raccoglitori hadza della Tanzania, il gruppo femminile più operoso è quello delle donne in postmenopausa, che lavorano mediamente sette ore al giorno raccogliendo tuberi e frutti. 4

 

Da alcuni decenni però le cose sono cambiate: l’abbandono della vita agreste, l’individualismo esasperato, la svalutazione delle tradizioni, la separazione dei figli adulti dai genitori con conseguente mancanza di nipoti da seguire, sono tutti fattori che hanno favorito l’emarginazione degli anziani i quali si ritrovano spesso a vivere soli, magari trasferiti in città ansiogene e caotiche dove stentano a trovare una propria utilità perché le attività cittadine sono standardizzate su un modello adatto al giovane adulto sano ed economicamente produttivo.

Anche gli anziani pur nati e vissuti in città erano avvezzi ad una struttura urbana più umana: c’è una differenza enorme tra le città di oggi e quelle di settant’anni fa.

Chi era nato e vissuto in campagna poi ha visto a tarda età il cemento sostituire l’erba e l’orrenda periferia della città confinante avanzare divorando terra, operosità contadina e pace.

Così Luis-Ferdinand Cèline nel suo Viaggio al termine della notte del 1932 :

 

Le porte dell’orto sono socchiuse. Il grande cortile è vuoto. La cuccia del cane anche. Una sera come questa, ormai molto tempo fa, i contadini hanno lascito le loro case, cacciati dalla città che usciva da Parigi. Non ne restano che una o due di bicocche di quei tempi, invendibili e ammuffite e già invase dalle glicini stanche che ricadono dalla parte dei muretti scarlatti di manifesti. L’erpice appeso tra due colatoi continua a far ruggine. E’ un passato cui non si da più peso.[…] Tutto il quartiere sussulta senza lamentarsi sotto il ronron continuo della nuova fabbrica.5