Prossemica

Il termine prossemica è un neologismo coniato nel 1963 dall’antropologo Edward T. Hall per indicare lo studio delle relazioni di vicinanza (quantitativo e qualitativo) che le persone tengono tra loro durante i contatti sociali. La percezione del prossimo come ” troppo vicino” ha motivazioni individuali, ma risente anche del sesso (maschio o femmina) e della cultura ( gli arabi stanno tra loro molto più vicini degli europei). A livello individuale tutti sappiamo che alcune persone ci parlano ad una tale distanza da sembrarci fredde e diffidenti mentre altre, all’estremo opposto, ci vengono talmente vicine da farci diventare strabici per guardarle. Da cosa dipende questo?

Qui sotto riporto un articolo tratto da ” Le scienze” on line del 03-09-2013. (A. M.)

E’ l’ansia a decidere quant’è grande lo “spazio personale”

Fra i 20 e i 40 centimetri: è la distanza minima di sicurezza attorno al volto a cui devono rimanere cose e persone per non essere percepite come un pericolo. L’esatta collocazione di questo limite dipende però dallo stato d’animo individuale: quanto più si è ansiosi, tanto più ampia è la zona “proibita”

Le dimensioni del nostro “spazio personale”, l’area inviolabile intorno a noi all’interno della quale ci si sente sicuri, dipendono dal nostro stato mentale, e in particolare dall’ansia, che tende ad ampliarle notevolmente. A dimostrarlo sono stati Chiara F. Sambo e Gian Domenico Iannetti dell’University College di Londra che in una nuova ricerca pubblicata su “The Journal of Neuroscience” sono anche riusciti a darne una precisa quantificazione.

I ricercatori hanno preso in esame il cosiddetto “spazio peripersonale” del volto: per determinarne l’ampiezza, hanno usato il riflesso di ammiccamento (blink reflex) che scatta quando uno stimolo potenzialmente pericoloso si avvicina troppo al viso del soggetto.

Nel corso dell’esperimento alcuni volontari tenevano una mano davanti al loro viso, a una distanza variabile fra i 60 e i 4 centimetri, mentre i ricercatori inviavano un impulso elettrico, di intensità costante a un nervo della mano noto per provocare un riflesso di ammiccamento che non è sotto il controllo cosciente del cervello. L’entità del riflesso è stata usata per determinare quanto pericoloso veniva considerato ciascuno stimolo (costituito dal complesso distanza della mano e impulso elettrico).

E’ così emerso che lo spazio peripersonale difensivo ha un confine netto, che si trova tra i 20 e i 40 centimetri dal viso, e che all’interno di questo spazio vi è un sottile “zona ad altissimo rischio”, la cui collocazione varia notevolmente da persona a persona.

I dati dell’esperimento sono stati poi confrontati con quelli ottenuti dai soggetti in un test standard destinato a valutarne i livelli di ansia in varie situazioni: è così apparso chiaramente che le persone più ansiose percepiscono come molto pericoloso uno stimolo già a una distanza che altri considerano ancora di sicurezza.

“Questa scoperta – ha osservato Iannetti – è la prima misura oggettiva della dimensione della zona attorno al volto che ogni individuo considera ad alto rischio, e che vuole quindi proteggere attraverso le più efficaci risposte motorie di difesa”.

Secondo i ricercatori, l’individuazione di questa correlazione oggettiva potrebbe rappresentare uno strumento per il controllo della capacità di valutazione del rischio nelle persone destinate a ricoprire incarichi in cui si fronteggiano situazioni pericolose, come vigili del fuoco, poliziotti e militari.